Paolo VI e la riforma liturgica. Dalla beatificazione una nuova luce

Con una provvidenziale tempistica, sull’ultimo numero della rivista Ecclesia Orans, è apparso un articolo assai significativo su Paolo VI e la riforma liturgica promossa dal Concilio Vaticano II: I. Scicolone, «Paolo VI, “interprete” della riforma liturgica», Ecclesia Orans 30 (2013) 335-362. Padre Scicolone, noto liturgista, è autore, su richiesta del postulatore della causa di beatificazione, di una particolare positio durante l’iter della causa. Il valore dell’articolo è dunque rilevante e, a pochi giorni dalla beatificazione, la lettura di questo testo può essere un modo interessante per riconsiderare l’importanza di Papa Montini.
Riproduciamo il decimo paragrafo dell’articolo di Scicolone, in cui si tratta della soppressione dell’Ottava di Pentecoste (pp. 356-358).

L’ottava di Pentecoste

Una parola a parte merita la questione della soppressione dell’ottava di Pentecoste. Dopo l’approvazione del nuovo calendario, con la Costituzione apostolica Mysterii paschalis del 14 febbraio 1969 (1), e nonostante la spiegazione delle motivazioni di tale soppressione, data nel Commentarius: “Octava Pentecostes, ut dictum est, supprimitur; attamen feriae currentes inter sollemnitatem Ascensionis et sollemnitatem Pentecostes peculiare momentum acquirunt formulariis enim propriis ditantur quibus in mentem revocantur promissiones Christi relate ad effusionem Spiritus Sancti “(2) il papa personalmente, nei giorni seguenti la Pentecoste del 1970, avvertiva il disagio di trovarsi, ex abrupto, nel tempo ordinario, e ne scriveva, con biglietto autografo, al P. Bugnini, chiedendogli di fare qualcosa per “ripensarvi, e trovare il modo di ristabilire un culto liturgico che contiene in se’ la profonda radice di tutte le altre sue manifestazioni nella Chiesa di Dio, animata dallo Spirito Santo» (3)

Proprio il 1970 fu l’anno in cui entrò in vigore il nuovo calendario universale, ma non era ancora stato pubblicato il nuovo messale. Per cui, i formulari dell’antica ottava erano tolti, ma non erano in uso i formulari nuovi per le ferie che vanno dall’Ascensione alla Pentecoste. Da qui il disagio avvertito da tanti e dallo stesso pontefice. Alla lettera del papa rispose il P. Bugnini, allegando un “Promemoria sulla soppressione dell’ottava di Pentecoste”, di 11 pagine, in cui puntigliosamente espone le ragioni storiche e teologiche, favorevoli non alla soppressione della ottava, ma al ripristino della “Cinquantina” pasquale, che ovviamente si chiude il cinquantesimo giorno.

Qui, oltre le testimonianze di storici della liturgia, quali Schuster, Chavasse, Righetti e Cabié, ricordate dal Bugnini, che affermano giustamente che, all’origine e fino a Leone Magno, la Pentecoste chiudeva la cinquantina e non aveva un’ottava, basti ricordare i testi dei più antichi sacramentari.

Il SacramentarioVeronese (o Leoniano) non presenta l’ottava. Nella settimana successiva alla Pentecoste si celebrava il digiuno del quarto mese (ossia le Quattuor tempora). Ora era impensabile un digiuno nel tempo pasquale. Anzi il prefazio n. 229 dice espressamente:
post illos enim laetitiae dies, quos in honorem a mortuis resurgentis et in coelos ascendentis exegimus, postque perceptum sancti spiritus donum necessariae nobis haec ieiunia sancta provisa sunt, ut pura conversazione viventi bus quae divinitus ecclesiae sunt collata permaneant (4).

L’ottava fu aggiunta in seguito, a somiglianza della Pasqua, dato che nella veglia di Pentecoste si celebravano i battesimi, per coloro che non avevano potuto celebrarlo a Pasqua. In seguito essa rimase, facendo considerare la Pentecoste come la celebrazione dell’evento della discesa dello Spirito Santo, staccato però dalla Pasqua.

Il Bugnini ricorda ancora che già la Commissione piana, nel 1950 aveva proposto l’abolizione dell’ottava di Pentecoste. Nel Consilium la questione è stata ampiamente discussa e votata a grande maggioranza, senza problemi. La Congregazione della dottrina della fede, pur facendo alla riforma del calendario molte osservazioni, non ha trovato nulla da dire contro la soppressione dell’ottava di Pentecoste, anzi l’ha incoraggiata:

«Questa sacra Congregazione non vede motivi di principio contro l’abolizione di tale Ottava, perché in tal modo risulterebbe più efficace il simbolismo antichissimo del 50° giorno. Inoltre l’Ottava nella sua attuale struttura, benché di antica istituzione (attorno al sec. VI per Roma), è meno organica per la sovrapposizione delle Tempora d’estate. Pastoralmente poi è certo più sentita la Novena di Pentecoste che non l’Ottava come continuata celebrazione della Pentecoste. I testi chiaramente allusivi al battesimo, poi, oggi sono più anacronistici, mentre potrebbero trovare la loro sede nel tempo che precede la Pentecoste. Questa sacra Congregazione, tuttavia condiziona l’abolizione dell’Ottava di Pentecoste al fatto che siano conservate le Messe dell’Ottava, anticipandole nella Novena di preparazione (che una volta era l’ottava dell’Ascensione)» (5).

Oggi, a distanza di 40 anni, con il nuovo messale già alla terza edizione, non credo che tale soppressione faccia problema. Nelle nazioni dove sono giorni festivi il lunedì e il martedì dopo Pentecoste, è stato provveduto, come allora si era previsto nello stesso Consilium. Il caso dell’abolizione dell’ottava di Pentecoste dimostra che Paolo VI non ha subito le pressioni del Consilium o del P. Bugnini, ma — da persona intelligente e saggia qual era — ha compreso le ragioni teologico—storiche e le ha accolte. Basti pensare al fatto che ha più senso invocare lo Spirito Santo (Veni, Creator Spiritus…) al Vespro dei giorni che precedono, anziché nei giorni che seguono la venuta dello Spirito Santo.

Segnaliamo il giudizio assai duro espresso da L. Bouyer nelle sue memorie, sulle quali già abbiamo detto qualcosa: «Je préfère ne rien dire ou si peu que rien du nouveau calendrier, oeuvre d’un trio de maniaques, supprimant sans aucun motif sérieux la Septuagésime e l’octave de Pentecote, et balançant les trois quarts des saints n’importe où, en fonction d’idées à eux» (6).

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(1) PAOLO VI, «Litterae apostolicae motu proprio datae Mysterii paschalis (14 februarii 1969)», AAS 61(1969) 222-226.
(2) Calendarium romanum ex decreto sacrosancti oecumenici concilii Vaticani II instauratum auctoritate Pp. Pauli VI promulgatum, Città del Vaticano 1969, 57.
(3) Mi piace riportarne il testo integrale: «(confidenziale) Al caro e veneratissimo Padre Annibale Bugnini, Segretario della Sacra Congregazione per il Culto Divino, non sappiamo nascondere, durante questa settimana, che succede alla Pentecoste, il nostro senso di afflizione spirituale, per la mortificazione inflitta dalla riforma liturgica al culto dello Spirito Santo, quando la festa, dedicata al fatto strepitoso e al mistero della missione del medesimo Spirito Divino nella Chiesa nascente e tuttora vivente per sua soprannaturale virtù, sembra per intrinseca ragione richiedere d’esser protratta nella meditazione e nella celebrazione, come appunto era splendidamente (e non mai abbastanza), prima della presente abolizione dell’Ottava. Non definisce S. Giovanni Crisostomo la Pentecoste “metropolim festorum”? (PG 50, 463, hom. II). Non ha il recente Concilio dato grande e nuovo risalto alla teologia dello Spirito Santo? Perché il rinnovamento liturgico dovrebbe talmente impoverire il culto dovuto al Paraclito? Noi sappiamo che molti ottimi Ecclesiastici e Fedeli sono meravigliati e addolorati per simile costrizione. Non sarà forse opportuno ripensarci, e trovare il modo di ristabilire un culto liturgico, che contiene in se la profonda radice di tutte le altre sue manifestazioni nella Chiesa di Dio, animata dallo Spirito Santo? Ecco una delle questioni successive alla riforma liturgica, degna di memoria. Alla sua intanto la affidiamo, e invocando per Lei e per i suoi Collaboratori il lume dello Spirito, di cuore La benediciamo. Paulus Pp. VI. 21 maggio 1970», (copia della lettera è in possesso della postulazione della causa di beatificazione).
(4) Sacramentarium Veronense (Cod. Bibl. Capit. Veron. LXXXV[80]), ed. L. Einzenhofer – P. Siffrin – L.C. Mohlberg (Rerum ecclesiasticarum documenta, Series maior – Fontes I), Roma 1994, 29.
(5) Prot. D.F. 2134/ 67 del 27 maggio 1968. (Copia della lettera è in possesso della postulazione della causa di beatificazione).
(6) L. Bouyer, Mémoires, Paris 2014, 199-200.

5 pensieri su “Paolo VI e la riforma liturgica. Dalla beatificazione una nuova luce

  1. Si asserisce che Paolo VI venisse tenuto correttamente informato passo passo da Bugnini dei lavori del Consilium. Qui si scopre che era tenuto talmente ben informato da accorgersi solo dopo l’entrata in vigore del nuovo Messale che avevano soppresso nientemeno che l’Ottava di Pentecoste. Il che fa pensare che abbia ragione Bouyer quando racconta dei metodi poco ortodossi del Bugnini, che diceva al Consilium questo lo vuole il papa e al papa questo lo vuole il Consilium.

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      • Spettabile Gregorius,
        grazie dell’attenzione e delle sue considerazioni.
        Mi pare che ad essere precisi non si possa con certezza affermare che Paolo VI non sapesse della soppressione dell’Ottava. Il testo dice che si trovò a disagio al momento di vivere quei giorni della Pentecoste dell’anno 1970, per la prima volta senza i formulari liturgici dell’Ottava. Altro è esprimere un disappunto per un’esperienza vissuta, altro è ragionare a priori, e non sembra che Paolo VI si lamenti di essere stato tenuto all’oscuro del nuovo Calendario prima della sua pubblicazione. Almeno che non si deduca ciò da altri documenti, il testo citato nel post non pare possa fondare una simile deduzione.
        Per quel che riguarda le interessanti Memorie di L. Bouyer, ad un recente Seminario sui teologi del Vaticano II, un giovane studioso del Bouyer disse che le Memorie dovrebbero essere lette tenendo presente il carattere focoso e aspro dello stesso, carattere che fu uno dei motivi che spesso isolò Bouyer in una solitudine marginale.
        Comunque tutto quello che possa portare luce alla vicenda della riforma liturgica è benvenuto.
        Grazie per i suoi rilievi.
        M.F.

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