L’approccio alla Divina Rivelazione che già nei primi paragrafi della Costituzione conciliare Dei Verbum si andava delineando poteva sembrare una novità. Effettivamente per quei tempi lo era, ma non certo per la millenaria Tradizione della Chiesa. Rileggendo stamani un passo della Spiegazione dei misteri, la memoria si è accesa e ha subito collegato – forse non del tutto propriamente – un’espressione di Ilario con il celebre numero 2 della Costituzione sulla divina Rivelazione: “Questa economia della Rivelazione comprende eventi e parole intimamente connessi, in modo che le opere, compiute da Dio nella storia della salvezza, manifestano e rafforzano la dottrina e le realtà significate dalle parole, mentre le parole proclamano le opere e illustrano il mistero in esse contenuto [Haec revelationis oeconomia fit gestis verbisque intrinsece inter se connexis, ita ut opera, in historia salutis a Deo patrata, doctrinam et res verbis significatas manifestent ac corroborent, verba autem opera proclament et mysterium in eis contentum elucident]”. Ci pare superfluo argomentare le rilevanti ricadute di tale approccio anche sulla teologia liturgica e sulla teologia liturgica dei sacramenti. Per ora, gustiamoci il testo di Ilario:
Ora, tutta l’opera contenuta nei libri sacri annuncia con parole, rivela mediante fatti, conferma per mezzo di figure tipiche [et dictis nuntiat et factis exprimit et confirmat exemplis], la venuta di nostro Signore Gesù Cristo, il quale, inviato dal Padre, è nato come uomo da una Vergine per opera dello Spirito. È lui, infatti, che per tutta la durata di questo mondo creato, attraverso prefigurazioni vere e chiare, genera, purifica, santifica, sceglie, separa o riscatta la Chiesa nei patriarchi: nel sonno di Adamo, nel diluvio di Noè, nella benedizione di Melchisedec, nella giustificazione di Abramo, nella nascita di Isacco, nella servitù di Giacobbe. Insomma, lungo tutto lo svolgersi del tempo, l’insieme delle profezie predisposte dal disegno misterioso (di Dio), ci è stato benevolmente donato per farci conoscere la sua futura incarnazione (1).
E siccome mi è sembrato opportuno mostrare, con questo piccolo scritto, come in ciascun personaggio, in ogni epoca, nei singoli avvenimenti, si riflette come in uno specchio l’immagine della sua venuta, della sua predicazione, della sua passione, della sua resurrezione e del nostro essere riuniti (nella Chiesa), non mi limiterò a richiamare brevemente qualcosa, ma prenderò in esame tutto, ogni cosa nel suo tempo, a partire da Adamo, con cui inizia la nostra conoscenza del genere umano, affinché si riconosca che fin dall’origine del mondo è annunciato, in un gran numero di prefigurazioni, ciò che ha avuto nel Signore il suo pieno compimento (2).
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(1) Riportiamo le due versioni testuali – latino e francese – proposte dall’edizione di Sources Chrétiennes (n. 19, ed. J.-P. Brisson): Per omne denique tempus universa prophetia, sacramenti molitio, cognitioni adsumendae ab eo carnis indulta est [Pendant tuout le déroulement du temps, en un mot, l’ensemble des prophéties, mise en ouvre du plan secret de Dieu, nous a été donné par bienveillance pour la connaissance de son Incarnation à venir].
(2) Et puisque notre dessein a été de montrer, dans ce petit traité que dans chaque personnage, chaque époque, chaque fait, l’ensemble des prophéties, projette come dans un miroir l’image de son avènement, de sa prédication, de sa Passion, de sa Résurrection et de notre société dans l’Eglise…[…] pour qu’on reconnaisse que nous trouvons annoncé dès l’origine du monde en un grand nombre de préfigures ce qui a reçu dans le Seigneur son total achèvement [omnem in singulis quibusque et viris et temporibus et rebus adventus sui…..tamquam in imaginem in speculo praeferri….quod in Domino consummatum est, iam ab initio mundi in plurimis praefiguratum esse noscatur].