La Liturgia amplifica la possibilità di accogliere la Sacra Scrittura come un tutto organico – qualità già insita nella Scrittura stessa -, e propone degli accostamenti mirabili e preziosi, che arricchiscono i testi di contenuti sempre sorprendenti: se compresi, possono farci entrare in una profondità davvero sbalorditiva.
Proponiamo un piccolo esempio, un ennesimo di una serie che probabilmente non finirebbe mai.
Per i primi Vespri del Natale, la Liturgia delle Ore propone come primo salmo il 112(113), Laudate, pueri Domini. Il Breviario Romano aveva al suo posto il salmo 109(110): probabilmente si è voluto evitare di ripetere lo stesso salmo, e si scelto un salmo, il 112, che ricorre varie volte nell’Ufficio delle solennità e delle feste (1), oltre che ai primi Vespri della domenica della prima settimana del salterio. Un salmo particolare quindi, ma ci torneremo fra poco.
Assai più interessante è l’antifona: essa è rimasta identica rispetto al Breviario Romano (i riformatori non erano dunque così scriteriati e iconoclasti come li si vuole immaginare):
Rex pacificus magnificatus est, cuius vultum desiderat universa terra
Il re della pace viene nella gloria: tutta la terra desidera il suo volto.
La fonte dell’antifona è la storia di Salomone, nell’Antico Testamento il re della pace per eccellenza. A livello testuale si può notare una particolare vicinanza ai versetti 23-25 del capitolo 10 del primo libro dei Re: “Magnificatus est ergo rex Salomon super omnes reges terrae divitiis et sapientia et universa terra desiderabat vultum Salomonis ut audirent sapientiam quam dederat Deus in corde eius et deferebant ei munera….” (Il re Salomone fu più grande, per ricchezza e sapienza, di tutti i re della terra. Tutta la terra cercava il volto di Salomone, per ascoltare la sapienza che Dio aveva messa nel suo cuore. Ognuno gli portava, ogni anno, il proprio tributo, oggetti d’argento e oggetti d’oro, vesti, aromi, cavalli e muli).
Nei versetti 1-13 dello stesso capitolo 10 si dettaglia in specie quanto nei versetti sopra citati viene affermato in modo generale (“universa terra desiderabat vultum Salomonis..”): un esempio preclaro di questo “desiderio” è la Regina di Saba, la cui figura è stata descritta in modo interessante in un agile libretto di J. Danielou: “Si mette in cammino attraverso il deserto, accompagnata dalla sua lunga carovana, portando l’oro e l’incenso, preludendo già, nella profondità delle prefigurazioni, a quell’altra partenza dei magi, in cui la tradizione vedrà dei re dell’Oriente, che, pure alla ricerca della Sapienza, verranno a portare in dono l’oro, l’incenso e la mirra a Colui che sarà più Salomone. Non solo ella ha cercato la sapienza, ma l’ha cercata con umiltà e sincerità. La Scrittura dice infatti di lei: ‘Si recò da Salomone e gli disse tutto ciò che aveva nel cuore’ (1 Re 10,2). Vi si rivela un’anima sincera. La vediamo, presso Salomone, abbandonare i troppo sapienti enigmi e rivelargli i segreti della propria anima. Dirà Ruperto di Deutz: ‘Essa aprì il suo cuore a Salomone, gli manifestò i segreti della sua coscienza nella confessione e nel pentimento dei peccati trascorsi’. Depone ogni ambizione, pretesa, ogni volontà di giustificazione. Ammette la sua indigenza. E’ questa umiltà che apre la sua anima alla Sapienza” (2).
Non si può credere che, nella memoria profonda della Tradizione, quest’antifona non faccia riferimento anche a quest’aspetto importante del ciclo di Salomone, suggerendo, in modo velato, un’anticipo dell’altro mistero legato alla manifestazione del Signore che è la visita dei Magi.
Nei primi Vespri del Natale già c’è un accenno all’Epifania!!
E a proposito del salmo 112, in questo contesto assume forse il senso di una risposta ad una domanda dell’antico e primo Salomone: “Ma è proprio vero che Dio abita sulla terra? Ecco, i cieli e i cieli dei cieli non possono contenerti, tanto meno questa casa che io ho costruito! … Siano aperti i tuoi occhi notte e giorno verso questa casa, verso il luogo di cui hai detto: ‘Lì porrò il mio nome’! ” (1 Re 8,27-29).
Dall’Incarnazione del Signore, quando apparve il vero Salomone, lo sappiamo in modo certo e definitivo: sì, Dio, pur essendo più alta dei cieli la sua gloria, si è chinato a guardare sulla terra, e ha rialzato l’umanità indigente dalla polvere (cf. Sal 112,6-7).
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(1) Cf. Psalterium liturgicum. Psalterium crescit cum psallente Ecclesia, I, ed. F.M. Arocena – J.A. Goni, Città del Vaticano 2005, 359-362.
(2) J. Danielou, I santi pagani dell’Antico Testamento, Brescia 1988, 124. “In un passo misterioso dei Vangeli (Mt 12,42 e Lc 11,24), Cristo ci mostra, durante le grandi assisi del Giudizio, la regina di Saba glorificata ‘perché venne dalle estremità della terra per udire la saggezza di Salomone’, mentre i figli di Abramo saranno condannati per aver respinto colui ‘che è più di Salomone’. Questa affermazione ci autorizza a vedere nella regina di Saba, accanto ad Enoc e a Melchisedech, una santa della religione cosmica. Essa era estranea infatti alla rivelazione di Israele e la sua religione era quella degli Arabi dello Yemen, dove si situa il regno di Saba, il paese dell’oro e degli aromi. La testimonianza di Cristo ci attesta comunque la sua santità e la sua gloria. E’ quanto ha sempre ritenuto la Tradizione, che ha visto in lei l’esempio stesso dell’anima pagana alla ricerca della saggezza”: ibid., 121.