Nelle bozze redazionali della Costituzione liturgica Sacrosanctum Concilium il testo dello schema era formato, in genere, da un articolo, un votum, seguito da una declaratio, che illustrava il voto, concretizzandolo un pochino di più rispetto alla formulazione asciutta del voto, e da note di riferimento. Questa disposizione era in vista di una intelligibilità del testo che però non appesantisse oltremodo lo schema. Le declarationes accompagnarono il testo, emendate e riscritte anch’esse, fino all’approvazione finale dello Schema da parte della Comissione Centrale Preparatoria; quando, però, fu stampato il fascicolo da inviare ai Padri sinodali, quest’ultime furono omesse. Alcuni numeri dello schema rimasero così indefiniti, che durante la discussione in aula, assecondando la richiesta di molti Padri, vennero ristampate e rese disponibili a tutti. Le declarationes non godono certo dell’autorità degli articoli della Costituzione, ma per la ricerca e per la chiarificazione della mens del testo della Sacrosanctum Concilium sono uno strumento utile, anche se – ripetiamo – non autoritativo.
Gil Hellín nella sua poderosa sinossi della Costituzione liturgica, le riporta già dalle prime pagine, con una nota previa: «Declarationes additae huic schemati a Commissione Praeparatoria parato offeruntur postea a Commissione Conciliare ad meliorem intelligentiam plurimorum numerorum elucidandam (cf. Acta Synodalia, I/III 700, II/II 289, 558). Ideoque huic eas includimus auctoritate nova accepta)» (1).
Riportiamo una nostra traduzione della prima redazione di un parte di quello che diventerà l’articolo 35 e della relativa declaratio, ritenendo che sia utile alla comprensione della mens conciliare su questo punto tanto rilevante per il nostro blog. Braga che lodevolmente, ha reso più facilmente accessibile il testo delle varie redazioni della Costituzione, nei suoi contributi su Ephemerides Liturgicae, omette le declarationes, pur riconoscendone la grande importanza. In sostanza, c’è ancora molto da ricercare e da studiare!
«Votum
34. Conseguenze per quel che riguarda la lettura della Scrittura, la predicazione e la catechesi liturgica.
Affinché risulti evidente che, nella liturgia, rito e parola sono intimamente connessi, nelle sacre celebrazioni:
1° Sia ristabilita una senz’altro più abbondante, più varia e più adatta lettura della Sacra Scrittura, che deve essere proclamata ai fedeli, con tutta quella dignità e intelligibilità che conviene alla Parola di Dio». (2)
Declaratio
Questa unità è fondata sul fatto che i sacramenti (e in genere l’intera liturgia) sono “sacramenti della fede”: cioè suppongono la fede, la attestano e devono nutrirla. E la ragione è che la liturgia, anche in quelle parti che hanno efficacia principalmente ex opere operato, affinché ottenga frutti di salvezza in ciascun individuo, ne richiede la loro retta disposizione. La fede si è come il fondamento e la carità come il culmine. Perciò la celebrazione liturgica richiede la fede e sommamente domanda anche l’attuale risveglio della fede nei presenti. La fede è assenso, a causa dell’autorità Dio che si rivela, a quanto Dio rivela e la Chiesa propone a credere: o piuttosto è assenso alla Parola di Dio proclamata dalla Chiesa. La rivelazione di Dio, poi, è contenuta prima di tutto nella Scrittura. Da cui, l’annuncio della Parola di Dio contenuta nella Scrittura è connesso massimamente alle sacre celebrazioni, a causa della stessa natura delle cose. Si aggiunge l’esempio di Cristo. Infatti ogni volta che Cristo era solito radunare insieme il popolo che si era scelto, per colmarlo dei doni della munificenza, dapprima ad esso si rivolgeva per ottenerne il pieno assenso della fede. E così, appunto, agiva un tempo parlando ai padri per mezzo dei profeti; così, di nuovo, ultimamente in questi giorni, parla a noi per mezzo del Figlio. D’altra parte nei sacri riti la stessa dispensazione della salvezza continua nel sacramento. La prima cosa quindi che il popolo, nella sacra liturgia, deve fare è accogliere fedelmente il dono di grazia di Dio preveniente, che è la parola di Lui stesso. I più recenti studi esegetici, storici e pastorali mostrano sufficientemente, e oltre, che la proclamazione della Scrittura fatta ufficialmente nella stessa celebrazione liturgica è il luogo connaturale e primario in cui la Chiesa deve annunciare la parola di Dio ai fedeli e i fedeli devono ascoltarla, ed è allo stesso tempo l’ottimo contesto per una retta intelligenza della Scrittura in senso cristologico. Molti nostri cristiani contemporanei di fatto non possono ascoltare la parola di Dio se non nella sola azione liturgica. Si aggiunge una ragione attinta dalle relazioni con i cristiani separati. Gli Anglicani e i Protestanti sono soliti rimproverare ai cattolici l’ignoranza della Sacra Scrittura e si meravigliano che nella liturgia romana ci sia quasi un certo difetto di proporzione fra l’elemento sacramentale e l’elemento scritturistico della proclamazione e della predicazione della parola di Dio.
Ad n. 1 “Abundantior omnino, varior et aptior”. Qui si afferma solo un principio generale. Riguardo alle singole modalità che si propongono per ogni rito, se ne tratta nelle parti riguardanti la Messa, l’Ufficio divino, i Sacramenti e i Sacramentali».
«34. Consequentiae quoad lectionem Scripturae, praedicationem, catechesim liturgicam.
Ut clare appareat in liturgia sacramentum et verbum intime coniungi, in celebrationibus sacris:
1° Abundantior omnino, varior et aptior lectio Sacrae Scripturae instauretur, quae fidelibus, cum tota illa dignitate et intellegibilitate, quae verbum Dei decet, proclamanda est» (2).
Declaratio
«“Ut clare appareat in liturgia sacramentum et verbum intime coniungi”. Haec unitas in eo fundatur quod sacramenta (et in genere tota liturgia) sunt «sacramenta fidei»: i. e. fidem supponunt, protestantur et alere debent. Et ratio est quia liturgia, etiam in illis partibus, quae efficaciam praecipue ex opere operato habent, ut fructus salutis in singulis individuis obtineat, eorum recta dispositivo requirit. In hac vero fides se habeat uti fundamentum et caritas uti culmen. Ideo celebratio liturgica praeexigit fidem vehementer postulat etiam actualem excitationem fidei in praesentibus. Fides vero est assensus propter auctoritatem Dei revelantis iis quae Deus revelat et Ecclesia proponit credenda: sive est assensus verbi Dei ab Ecclesia proclamati. Revelatio vero Dei praeprimis in Scriptura continetur. Unde annuntiatio verbi Dei in Scriptura contenti maxime cum sacris celebrationibus ipsa rerum natura coniungitur. Accedit exemplum Christi. Nam quotiescumque Christus coadunare volebat populum a se electum, ut donis suae munificentiae illum cumularet, prius illum alloquebatur ut plenum fidei assensum obtineret. Ita quidem egit olim Deus loquens patribus in prophetis sic iterum novissimis diebus istis dum loquebatur nobis in Filio. Porro in sacris ritibus ipsamet salutis disponsatio in sacramento perseverat. Primum ergo quod populous in sacra liturgia facere debet est fideliter donum gratiae Dei praevenientis recipere, quod est verbum ipsius. Recentiora studia exegetica, historica, pastoralia, satis superque ostendunt, proclamationem Scripturae in ipsa celebratione ex officio factam, esse locum connaturalem et primarium in quo Ecclesia verbum Dei fidelibus annuntiare debet et fideles debent illud auscultare, et esse simul optimum ambitum ad rectum intellectum christianum Scripturae. Multi nostri aevi christiani de facto verbi Dei audire non possunt nisi in sola actione liturgica.
Accedit ratio desumpta ex relationibus cum christianis separatis. Anglicani et Protestantes exprobrare solent catholicis ignorantiam Sacrae Scripturae et mirari in liturgia romana quemdam adesse quasi defectum proportionis inter elementum sacramentale et elementum scriptural proclamationis et praedicationis verbi Dei.
Ad n. 1 “Abundantior omnino, varior et aptior”. Hic solum principium generale affirmatur. De singulis vero modis qui in singulis ritibus ad talem instaurationem propositi sunt, agitur ubi de Missa, de Officio divino, de Sacramentis et de Sacramentalibus» (3).
(1) F. Gil Hellín, Concilii Vaticani II sinopsi in ordinem redigens schemata cum relationibus necnon Patrum orationes atque animadversiones: Constitutio de sacra liturgia Sacrosanctum Concilium, Città del Vaticano 2003, 6.
(2) C. Braga, «La prima redazione del primo capitolo della “Sacrosanctum Concilium”», Ephemerides Liturgicae 114 (2000) 16.
(3) Pontificia Commissio Praeparatoria De Liturgia, Constitutio de sacra Liturgia, Schema trasmissum Sodalibus commissioni die 10 augusti 1961: ASV, Conc. Vat. II, busta 1372.