Le pagine ingiallite che vogliamo qui presentare ci pare siano più interessanti ora che nell’anno in cui furono stampate. E’ stato curioso notare alcune parole e alcune espressioni che oggi da alcuni sogliono essere davvero troppo enfatizzate e sottolineate, come se ci trovassimo a vivere, nella vita della Chiesa, novità epocali mai prima neppure concepite. Sembra ormai stucchevole, e sospetta, la frequente esaltazione di espressioni bergogliane ad opera di alcuni vaticanisti, che devono forse enfatizzare contenuti e retorica dei discorsi papali per rendere più attraenti i loro articoli: tutto sembra nuovo, tutto sembra inedito e inaudito. Ma è sufficiente andare un po’ indietro e leggere qualcosa di meno recente, per riacquistare un sano equilibrio.
«Nel gennaio di quest’anno la radio vaticana dava al mondo una notizia inusitata: S. Santità Paolo Vi aveva insignito della dignità cardinalizia un semplice parroco della periferia di Brescia, P. Giulio Bevilacqua…». Con queste parole inizia la nota che apparsa in Rivista Liturgica, annata 1965, che segnalava il transito al cielo del cardinale in questione. La sua menzione su di una rivista di formazione liturgica viene, fra l’altro, dal contributo che p. Bevilacqua diede alla stesura della Costituzione Liturgica, contributo che abbiamo più volte segnalato (1). Continua, più avanti, la nota:
«Non fu mai un liturgista nel vero senso della parola, anche se avesse le doti per diventarlo; era un cultore minuzioso, oserei dire scrupoloso, di quanto si riferiva al culto di Dio. Egli concepiva la Liturgia come qualcosa di vivo, di penetrante, di trasformante che doveva offrire a Dio il culto nel modo più degno e più gradito e trasmettere insieme, attraverso le funzioni liturgiche, il tesoro inesauribile del messaggio divino al popolo credente. Era stata questa sua passione antica che lo aveva portato a organizzare a Brescia nel 1952 il primo Congresso Liturgico Nazionale. Il 4 marzo fu nominato membro del “Consilium ad exsequendam Constitutionem de sacra Liturgia”. Disse allora con la solita bonarietà: “Sono il rappresentante dei parroci, e siccome il “Consilium” ha una finalità strettamente pastorale, ci voleva pur qualcuno che li rappresentasse!”. Nei suoi numerosi interventi esordiva con “sono un povero parroco di periferia”; ma quanta esperienza e quale ricchezza di spirito liturgico nelle sue esortazioni e precisazioni»: Rivista Liturgica 52 (1965) 149-150.
Queste righe ci aiutano a sfatare un altro luogo comune in certi ambienti: la riforma liturgica non fu opera a tavolino di tecnici e liturgici eruditi; fra i membri del Consilium sedeva anche un povero parroco di periferia!
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(1) cf., ad es., http://www.sacramentumfuturi.wordpress.com/2015/05/26/i-periti-della-commissione-liturgica-tutti-cosi-fondamentalisti-replica-fondata-ad-una-consueta-accusa-ai-liturgisti/ ; http://www.sacramentumfuturi.wordpress.com/2013/11/11/p-giulio-bevilacqua-luglio-1961/ ; http://www.sacramentumfuturi.wordpress.com/2013/10/14/pontificia-commissio-praeparatoria-de-liturgia-subcommissio-i/