Una curiosa “geografia” biblico-liturgica: l’ottava di Pasqua a Roma

Il modo in cui la liturgia rilegge e attualizza la Sacra Scrittura è davvero ricco e sorprendente. I sistemi di letture che le varie tradizioni hanno organizzato presentano ricchezze di intuizioni e varietà di impostazioni e sfumature che non cessano di stupire. La creatività delle Chiese è, in questo, segno della libertà dello Spirito, che accompagna la comunità dei credenti nelle diverse situazioni della storia. Lungi da noi, quindi, presumere di poter azzardare considerazioni valoriali: si potrà discutere sull’opportunità di alcune scelte e impostazioni, ma pensiamo sia prima di tutto importante conoscere e riconoscere la sapienza della madre Chiesa nel provvedere per i suoi figli il nutrimento adatto, secondo i diversi momenti della sua storia.
Un curioso esempio di una tale creatività, nel predisporre un sistema di lezioni bibliche, si può constatare nel caso delle messe dei giorni successivi alla Pasqua, secondo il lezionario consacrato dai libri liturgici tridentini. Il messale di san Pio V eredita un sistema di letture organizzato nella città di Roma, in tempi in cui la liturgia aveva assunto un carattere pubblico del tutto speciale: la fede riusciva a plasmare la vita sociale in un modo assai singolare e così peculiare da intrecciarsi in modo plastico, ma altrettanto reale e concreto, perfino con la topografia del territorio urbano.
Il Papa presiedeva la messa ogni giorno in una chiesa diversa, dove si recava processionalmente – e quindi in modo solenne e pubblico – insieme ai fedeli di Roma.
L’elenco delle chiese stazionali è stato ricostruito con precisione, e diversi dettagli ci fanno intuire che vi fosse un’intenzionalità precisa. In un rinomato saggio, essa viene così sintetizzata: è come se si volesse introdurre i neofiti, e insieme a loro tutto il popolo di Dio, ai santi importanti per la vita della città, in una sorta di grande e ben organizzato tour della città cristiana, mentre si commemora il Salvatore risorto (1); nella settimana di Pasqua tutte le basiliche maggiori sono visitate, in ordine di importanza dei patroni della città. Ecco l’elenco delle stazioni:
Veglia di Pasqua: Laterano; Domenica: Santa Maria Maggiore; Lunedì: San Pietro; Martedì: S. Paolo; Mercoledì: S. Lorenzo; Giovedì: SS. Apostoli; Venerdì: Santa Maria ad Martyres; Sabato: Laterano. Le liturgie dell’Ottava, pur mantenendo tematiche di fondo quali la Resurrezione e il Battesimo, erano profondamente influenzate da questo aspetto di geografia urbana della città di Roma. Vi sono troppe particolarità, nelle associazioni fra i diversi luoghi sacri e le letture in essi di volta in volta proclamate, per ritenere che la scelta delle pericopi scritturali fosse stata accidentale. Alcune di queste associazioni a noi possono apparire bizzarre e forse alquanto artificiali, ma rientrano comunque in un sistema coerente, che aveva molto senso data la particolare situazione della chiesa locale della Sede di Pietro. In una chiesa di un altro continente, probabilmente, le notazioni delle stazioni romane, che ancora il messale del 1962 riportava, non dicevano più niente di significativo.
Tutt’altro accadeva nell’Urbe, negli anni successivi all’istituzione di un tale sistema di liturgie. Nella chiesa dedicata a san Lorenzo fuori le mura, che ricordava il martirio del diacono, arso vivo su di una graticola, così caro alla tradizione popolare romana, poteva essere suggestivo sentire parlare, nel vangelo del giorno, di braci o carboni accesi (cf. Gv 21,9: “videro un fuoco di brace”). Oppure sentire proclamare il primo kerygma di Paolo che gli Atti degli Apostoli riportano al capitolo 13, il martedì dell’Ottava di Pasqua, proprio nella basilica costruita sulla toma dell’Apostolo delle genti (il Vangelo del giorno – Lc 24,36-4 – terminava con la dichiarazione di Gesù sull’annuncio a tutte le genti, in omnes gentes). Gli esempi potrebbero continuare, ma indichiamo qui solamente i diversi riferimenti, lasciando a chi volesse la possibilità di ricostruire personalmente eventuali associazioni fra la Parola di Dio proclamata e le chiese stazionali.

Lunedì, Statio a San Pietro
At 10,37-43; Lc 24,13-35
Martedì, Statio a San Paolo
At 13,16.26-33; Lc 24,36-47
Mercoledì, Statio a San Lorenzo fuori le mura
At 3,13-15.17-19; Gv 21,1-14
Giovedì, Statio ai Santi Apostoli (tombe di Filippo e Giacomo)
At 8,26-40; Gv 20,11-18
Venerdì, Statio a S. Maria ad Martyres
1Pt 3,18-22; Mt 28,16-20
Sabato, Statio a S. Giovanni in Laterano
1Pt 2,1-10; Gv 20,1-9

Un’ultima curiosità: originariamente era il sabato il giorno in cui i neofiti lasciavano, o deponevano, le vesti bianche che avevano indossato per tutta l’ottava. La prima lettura di quel giorno era – guarda caso – l’esortazione di Pietro: “Deponentes igitur..”: anche se il testo scritturale parla di un piano morale, la liturgia si prende libertà inaudite e proclama quel brano in una celebrazione in cui la deposizione delle vesti era del tutto concreta!!

(1) J. F. Baldovin, The urban character of christian worship. The Origins, Development, and Meaning of Stational Liturgy (Orientalia Christiana Analecta 228), Roma 1987, 156-157. Cf. anche A. Chavasse, “Le Cycle pascal”, in L’Église en prière. Introduction à la Liturgie, Tournai 19653, 734-735; P. Reagan, Dall’Avento alla Pentecoste. La Riforma liturgica nel Messale di Paolo VI, Bologna 2013, 251-260.

2 pensieri su “Una curiosa “geografia” biblico-liturgica: l’ottava di Pasqua a Roma

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