Ancora su “geografia” liturgica: il parere di Benedetto XVI

La profondità del Magistero di Benedetto XVI era il risultato di una vita di studio e di meditazione: è impressionante la facilità che aveva nel far riemergere, anche in discorsi a braccio e quasi estemporanei, tesori di sapienza depositati nel suo cuore.

Ecco con che equilibrio e maestria parla di quella sorta di geografia liturgica di cui abbiamo dato un esempio nel post precedente [https://sacramentumfuturi.wordpress.com/2014/05/01/una-curiosa-geografia-biblico-liturgica-lottava-di-pasqua-a-roma/]

Facciamo notare che le parole che seguono sono state pronunciate senza la preparazione di un testo scritto, ma ex abundantia cordis…

….Questo punto è importante anche riguardo al Concilio. Non bisogna vivere – come ho detto prima di Natale alla Curia Romana – l’ermeneutica della discontinuità, ma vivere l’ermeneutica del rinnovamento, che è spiritualità della continuità, dell’andare avanti in continuità. Questo mi sembra molto importante anche riguardo alla Liturgia. Prendo un esempio concreto che mi è venuto proprio oggi con la breve meditazione di questo giorno. La “Statio” di questo giorno, giovedì dopo il Mercoledì delle Ceneri, è san Giorgio. Corrispondenti a questo santo soldato, una volta vi erano due letture su due santi soldati. La prima parla del re Ezechia, che, malato, è condannato a morte e prega il Signore piangendo: dammi ancora un po’ di vita! E il Signore è buono e gli concede ancora 17 anni di vita. Quindi una bella guarigione e un soldato che può riprendere di nuovo in mano la sua attività. La seconda è il Vangelo che narra dell’ufficiale di Cafarnao con il suo servo malato. Abbiamo così due motivi: quello della guarigione e quello della “milizia” di Cristo, della grande lotta. Adesso, nella Liturgia attuale, abbiamo due letture totalmente diverse. Abbiamo quella del Deuteronomio: “Scegli la vita”, e il Vangelo: “Seguire Cristo e prendere la croce su di sé”, che vuol dire non cercare la propria vita ma donare la vita, ed è una interpretazione di cosa vuol dire “scegli la vita”. Devo dire che io ho sempre molto amato la Liturgia. Ero proprio innamorato del cammino quaresimale della Chiesa, con queste “chiese stazionali” e le letture collegate a queste chiese: una geografia di fede che diventa una geografia spirituale del pellegrinaggio col Signore. Ed ero rimasto un po’ male per il fatto che ci avessero tolto questo nesso tra la “stazione” e le letture. Oggi vedo che proprio queste letture sono molto belle ed esprimono il programma della Quaresima: scegliere la vita, cioè rinnovare il “Sì” del Battesimo, che è proprio scelta della vita. In questo senso, c’è un’intima continuità e mi sembra che dobbiamo impararlo da questo che è solo un piccolissimo esempio tra discontinuità e continuità. Dobbiamo accettare le novità ma anche amare la continuità e vedere il Concilio in questa ottica della continuità. Questo ci aiuterà anche nel mediare tra le generazioni nel loro modo di comunicare la fede.

Discorso al Clero romano, 2 marzo 2006

http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/speeches/2006/march/documents/hf_ben-xvi_spe_20060302_roman-clergy_it.html

3 pensieri su “Ancora su “geografia” liturgica: il parere di Benedetto XVI

  1. Cf con le parole stupende di J. Ratzinger degli esercizi spirituali per la Curia Romana, poi pubblicate nel libro “Il cammino pasquale, (Ancora, Milano 20064, 22):
    “L’antica liturgia romana aveva creato una geografia della fede, partendo dall’idea, che con l’arrivo di Pietro e di Paolo e, in maniera definitiva, con la distruzione del Tempio e il rifiuto del Signore da parte del suo popolo, Gerusalemme si fosse trasferita a Roma. La conseguenza è che anche la geografia della vita e della morte di Gesù si iscrive nelle strade, nella fisionomia spirituale di questa città. La Roma cristiana è intesa come una ricostruzione della Gerusalemme di Gesù dentro le mura di Roma; questo fatto contiene più di un ricordo del passato. Iscrivendo i lineamenti di Gerusalemme in questa città, si prepara qui a Roma e in questo mondo la Gerusalemme nuova, la nuova città, nella quale Dio abita. E ancora un’altra cosa vi è da aggiungere. Questa geografia interiore della città non è né puro ricordo del passato, né vuota anticipazione del futuro; essa descrive un cammino interiore, il cammino dalla Roma antica verso la Roma nuova, dalla città antica verso la città nuova, il cammino della conversione, che va dal passato per l’amore crocifisso di Gesù verso il futuro. La città nuova comincia in questo cammino interiore, espresso nella rete dei cammini terreni di Gesù e della storia della salvezza. Da questa visione appare l’importanza permanente della geografia spirituale insita nelle chiese “stazionali” della Quaresima. La connessione profonda tra i testi della liturgia e questi luoghi forma un insieme di logica esistenziale della fede, che segue Gesù dal deserto, attraverso la sua vita pubblica, fino alla Croce e alla Risurrezione”

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    • E’ un piacere avere lettori così attenti e competenti! La ringrazio di cuore, Mattia! Se me ne dà il consenso, vorrei pubblicare il suo commento come post, dandogli più visibilità.
      Per ora, la ringrazio di nuovo, rimanendo in attesa di un suo cenno.

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