Il card. Bacci era dunque protestante? Dove porterebbe la polemica…

Questa breve nota – non del tutto conforme all’ormai avvolgente clima natalizio di pace e di serenità meditativa – vorrebbe mostrare, senza esagerare nella polemica, quanto possano essere assurde recriminazioni e accuse rivolte a quanti cercarono di predisporre i desideri di rinnovamento che il Vaticano II stabilì in campo liturgico.

Se ci azzardiamo a fare dei nomi, lo facciamo non per avversione o simpatia personali, ma perché è la storia a testimoniare e sono i documenti a parlare; e perché ci immaginiamo con buona probabilità che le persone coinvolte in questa polemica stiano ora al cospetto di Dio, insieme, liete e serene nel contemplare la Bellezza che cercarono di amare e servire nella loro vita terrena, anche se con le fragilità e le debolezze tipiche della nostra natura umana, che qualche volta ci porta ad essere partigiani interessati di cause non sempre limpide o combattute con tutta purezza.

Il card. Bacci, dunque.

Insieme al card. Ottaviani firmò un documento indirizzato a Paolo VI (non fu grave la pubblicità di tale documento?) con il quale sostanzialmente si denunciava il nuovo Ordinamento della Messa come pieno di errori perniciosi per la fede cattolica. In nome della purezza della tradizione se ne chiedeva l’abolizione – era il 1969 -, per il ritornare al Missale Romanum di San Pio V.

Da quel momento il card. Bacci insieme ad Ottaviani, forse il secondo più del primo, divennero per molti i campioni dell’ortodossia, e il loro libello lo strumento principe da usare polemicamente contro i “novatores”, gli innovatori, coloro che tentavano – non essendo nemmeno loro tutti santi e infallibili – di rispondere ai desiderata del Concilio.

Proprio dagli Atti del Concilio riprendiamo uno degli interventi in aula del card. Bacci, intorno alla riforma del Breviario, e nel dettaglio sulla questione dei salmi e dell’integrità del salterio liturgico: nel corso della preghiera oraria, si sarebbero dovrebbero pregare tutti i salmi?

«Psalmi. Sunt non pauci psalmi, qui peculiarem conditionem respiciunt populi hebraici, atque adeo parum conferunt ad pietatem nostram; atque etiam qui respiciunt legem talionis, quae illo tempore vigebat. Duo tantum exempla affero: Ps. 136, in quo legitur: «Beatus qui tenebit et allidet parvulos tuos ad petram». Ps. 108, in quo legitur: “Fiant filii eius orphani, et uxor eius vidua…fiant nati eius in interitum; in generatione una deleantur nomen eius…et peccatum matris eius non deleantur”; et alia huiusmodi. Psalmi, qui vel imprecatorii sunt vel peculiarem conditionem respiciunt populi hebraici, sunt fere tertia pars psalterii. Mea sententia opportunum est hos omnes Psalmos, qui ceteroquin sunt Sacra Scriptura divinitus inspirata, et illorum temporum peculiaribus conditionibus consentanea, expungantur e Breviario, quod est potissimum sacrae orationis et sacrae meditationis liber. Recordemur enim quod dixit Divinus Redemptor: “Dictum est antiquis..Ego autem dico vobis”. Lex Evangelii est perfectio Veteris Testamenti et in praesens iam non viget lex talionis, sed lex caritatis et misericordiae»[1] Salmi. Ci sono non pochi salmi, che riguardano la particolare condizione del popolo ebraico, e soprattutto poco si accostano alla nostra pietà; e anche (ve ne sono) che concernono la legge del taglione. Riporto solo due esempi: il Sal 136, in cui si legge: “Beato chi afferrerà i tuoi piccoli e li sfracellerà contro la pietra”. Il Sal 108, in cui si legge: “I suoi figli rimangano orfani e vedova sua moglie..la sua discendenza sia votata allo sterminio, nelle generazione che segue sia cancellato il suo nome..il peccato di sua madre non sia mai cancellato”; e altri siffatti. I salmi, che siano imprecatori o riguardino la particolare condizione del popolo ebraico. La mia sentenza è che tutti questi salmi, che del resto sono Scrittura Sacra divinamente ispirata, comprensibilmente coerente con le particolari condizioni di quei tempi, siano tolti dal Breviario, che è il migliore libro per la sacra preghiera e la sacra meditazione. Richiamiamo alla memoria infatti ciò che disse il Divino Redentore: “E’ stato detto agli antichi..Ma io vi dico”. La legge evangelica è perfezionamento dell’Antico Testamento e ormai non vige più la legge del taglione, ma la legge della carità e della misericordia.

Il problema su come interpretare e attuare l’uso liturgico dell’intero salterio fu un problema serio nel cammino che portò alla Liturgia delle Ore di Paolo VI, forse oggi non ci pare così spinoso, ma allora così veniva avvertito. Un equilibrato articolo di V. Raffa ne ripercorre le tappe[2].

Quello che volevamo sottolineare è che coloro che desideravano fosse mantenuta l’integrità dei 150 salmi usavano argomenti legati alla tradizione, mentre l’idea che non fossero usati per la preghiera pubblica e ufficiale alcuni salmi particolari era motivata dal necessario adattamento ai tempi e dal rispetto alle condizioni psicologiche degli oranti, per i quali non si ritenevano facili all’uso spirituale i salmi imprecatori e storici.

La commissione incaricata della revisione del salterio rese ben evidente che connessa alla questione vi erano questioni ben più serie: rapporto fra Antico e Nuovo Testamento (un marcionismo moderno?), rilettura cristiana di tutta la Scrittura, formazione e catechesi biblica. Assai interessante notare che uno degli argomenti che inducevano molti ad essere piuttosto cauti nell’indulgere alle difficoltà che si adducevano per la recitazioni di alcuni salmi era il fatto che in alcune confessioni e comunità di ambito Protestante, già si era proceduto ad una progressiva “purificazione” del salterio e si intravedeva il pericolo di spalancare una porta al soggettivismo e ai gusti personali o dell’assemblea celebrante.

«Si autem selectio talis fieret, ut servari intenderentur soli psalmi “pietate aptiores”, voces extollerentur passim, plures pluresque psalmos incusantes, utpote pietati ineptos, sive quod sensus exprimant, ut aiunt, menti hodiernae non congruos, sive quod imagines mutuent ex vita pastorali et rurali et huiusmodi. Cademus certo in periculo arbitrariae opinionis  et subiectivismi, nec amplius loco inveniemus ubi consistam: aliae multae suppressiones requirentur, et non solum in Vetere Testamento, sed in Novo, immo in Evangelio.Clare patuit periculum istud ex experientia nuperrime a Fratribus Protestantibus peracta, qui mox alios psalmos supprimebant, donec tandem sanam et necessariam instaurationem promovere conati sunt»[3].

 

Se tuttavia si facesse una tale selezione, perché siano proposti per essere conservati i soli salmi “più adatti alla pietà”, sarebbero espunte espressioni qua e là, riprovando sempre più salmi, in quanto non convenienti alla pietà, o perché esprimono un senso, come dicono, non congruo alla mentalità odierna, o perché mutuino immagini dalla vita pastorale e campestre o simili. Si cadrà certamente nel pericolo di un’arbitraria opinione e di un soggettivismo, e non troveremo più un punto in cui stare saldi: altre molte soppressioni saranno richieste, e non solo nell’Antico Testamento, ma anche nel Nuovo, persino nel Vangelo. Questo pericolo è manifesto chiaramente dall’esperienza fatta recentissimamente dai Fratelli Protestanti, i quali sopprimevano in seguito altri salmi, fino a che, alla fine, si sono sforzati di promuovere una sana e necessaria riforma.

Ormai ci siamo traditi, ma credo che se avessimo presentato questo paragrafo all’inizio, si sarebbe potuto attribuirlo con facilità a coloro che ravvisavano nella riforma liturgica post-conciliare pericoli inauditi, rischi di derive protestanti, etc.

Il fatto curioso è che questo paragrafo, invece, appartiene ad un dossier preparato da mons. Martimort, relatore del Coetus preposto alla riforma generale del Breviario. La posizione dei periti era maggiormente rivolta alla conservazione di tutti i salmi, in nome della tradizione liturgica e per non aprire la porta a pericolose tendenze.

Chi invece, come il card. Bacci, almeno per quel suo intervento in aula – non sappiamo poi se cambiò idea , si dovrebbero studiare ulteriormente le carte – , chiedeva l’omissione di alcuni salmi, si faceva assertore di novità e di strade già battute, con scarso risultato, dalle confessioni riformate.

Abbiamo riportato questo esempio, minimo se si vuole, semplicemente per mostrare come si debba essere cauti e prudentemente accorti nel valutare l’opera dei periti del Consilium. E’ facile ridurre le diverse posizioni e sfumature in contrapposizioni schematiche e facilone: progressisti vs conservatori, eroici difensori della purezza del dogma vs vili annaquatori della fede in odore di protestantesimo, cardinali virtuosi e intrepidi vs monsignori collusi con la massoneria…

La realtà dei fatti è ben più complessa e affascinante, drammatica ma anche divertente. Mai avremmo pensato di trovare il Card. Bacci allineato su posizioni già adottate dal protestantesimo; ma ci guarderemo senz’altro dal dire che fosse cripto-protestante!

Analoga onestà e, ci sia consentito, ironia, non tutti la esercitano, argomentando con grave serietà sui massimi principi. Noi preferiamo farci sorprendere, e talvolta anche smentire, dai documenti.

A riguardo dell’uso dei salmi storici nel salterio attuale cf., ad es.,: https://sacramentumfuturi.wordpress.com/2013/12/14/ii-settimana-di-avvento-sabato-ufficio-delle-letture-un-approdo-non-scontato-per-un-salmo/


[1] F. Gil Hellín, Concilii Vaticani II Synopsis in ordinem redigens schemata cum relationibus necnon Patrum orazione atque animadversiones: Constitutio de Sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium, Città del Vaticano 2003, 803.

[2] Cf. V. Raffa, «I salmi imprecatori e storici nell’iter della riforma liturgica», in Mens concordet voci, Paris 1983, 663-678.

[3] A.-G., Martimort, De psalmis sic dictis “imprecatoriis ” et “historicis” quaestio denuo orta, (20/02/1968) : Fondo Braga, Roma.

2 pensieri su “Il card. Bacci era dunque protestante? Dove porterebbe la polemica…

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