Questa pecorella non è in realtà una pecorella e questo pastore è tutt’altro che un pastore…

Alcuni spunti suscitati dalla lettura del Vangelo della XXIV Domenica del T. Ordinario (C): Luca 15,1-32

Innanzitutto una riflessione di Asterio di Amasea: “Cerchiamo di capire la realtà nascosta dietro queste immagini. Questa pecorella non è in realtà una pecorella e questo pastore è tutt’altro che un pastore. Sono due esempi che insegnano misteri nascosti” (Omelia 13)

Incuriosisce un’evidente ripetizione nel testo: i vv. 6 e 9 differiscono solo per il genere maschilie del primo e quello femminile del secondo:

“…[il proprietario delle cento pecore] chiama gli amici e i vicini, e dice loro: ‘Rallegratevi con me…” (6)

“…[la donna proprietaria delle 10 monete] chiama le amiche e le vicine, e dice: ‘Rallegratevi con me..” (9).

In altri termini, non così letteralmente pressochè identici, anche nella terza parabola della misericordia risuona l’invito a condividere la gioia del padre, per aver riavuto salvo il figlio minore.

C’è un’assemblea, una chiamata a raccogliersi per fare festa: il testo latino mette in bocca al pastore e alla donna questa espressione: “Congratulamini mihi”, complimentatevi con me, fatemi le (vostre) congratulazioni.

Davvero curiosa questa immagine: sembra che Dio si compiaccia, tragga la sua gloria da uomini che si rallegrano con lui per la sua efficace opera di salvezza.

E’ questo il motivo della festa: Dio salva, ritrova, riaccoglie. Di questo si “vanta”, questo desidera che si conosca di Lui. Questa è la sua gloria.

Il Missale gothicum, nel componimento lirico dell’Immolatio della veglia pasquale recita così: “Dignum et iustum est, aequum et iustum est nos tibi hic et ubique gratias agere, tibi laudes dicere et hostias immolare et confiteri misericordias tuas, Domine, sancte Pater, Omnipotens aeterne Deus. Quoniam magnus es Tu et faciens mirabilia, Tu es Deus solus..[…] Haec est enim nox illa…, nox in qua inventa est dracma quae perierat, nox, in qua boni pastoris humeris reportata est oves perdita…” (MG 270).

Tornando ad Asterio d’Amasea: “Sono due esempi che ci insegnano misteri nascosti. Ci ammoniscono che non è giusto considerare nessuno senza speranza, che non possiamo abbandonare chi si trova in pericolo, nè dobbiamo essere pigri nel porgere il nostro aiuto a chi si è allontanato e smarrito”.

Infine, sant’Ambrogio, commentanto il Sal 118, diceva: “Cerca il tuo servo, perchè se la pecora che s’è smarrita non è cercata dal pastore perirà. Vieni, Signore Gesù.. Vieni non con il bastone ma con la dolcezza del tuo Spirito. Cercami, trovami, accoglimi, portami. Tu trovi chi cerchi, tu accogli chi trovi, tu prendi sulle spalle chi accogli. Vieni, Signore Gesù, perché per se mi sono smarrito tuttavia non ho dimenticato i tuoi comandamenti. Vieni perchè tu solo puoi richiamare la pecora che devia. Non mandare servi o mercenari, vieni proprio tu…”

Alcuni riferimenti per continuare..

M. Dulaey, I simboli cristiani. Catechesi e Bibbia (I-VI secolo), Cinisello Balsamo 2004.

C. Valenziano, Vegliando sul gregge, Magnano (To) 1994.

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2 pensieri su “Questa pecorella non è in realtà una pecorella e questo pastore è tutt’altro che un pastore…

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