Il Martimort che non ci si aspetta. O meglio detto: Il Martimort che qualcuno non si aspetterebbe. Piccolissimo contributo all’ermeneutica della riforma liturgica.

Martimort

Già avevamo mostrato, qualche tempo fa (1), un piccolissimo esempio del clima in cui si lavorava nella commissione che coordinava i lavori di riforma della Liturgia delle Ore. Almeno per il Segretario di quel gruppo di esperti era assai chiaro come fossero a servizio dei Pastori e della Chiesa intera, e non al di sopra, in forza dei loro studi e delle loro competenze. Le decisioni definitive e normative venivano lasciate ad altri, mentre il loro compito era preparare soluzioni ai problemi e alle questioni sulle quali veniva chiesta la loro consulenza propositiva. Non possiamo dire se fu sempre così, ma per quel che abbiamo visto sulla riforma del Breviario, la documentazione fotografa una realtà ben diversa da quanto qualcuno vorrebbe insinuare, immaginando Cardinali e Vescovi che per timore reverenziale accettarono senza discutere le proposte degli esperti. Oggi possiamo mostrare un altro dettaglio, per certi versi ancora più significativo ed eloquente. Si tratta di un passaggio di un documento, la cui importanza è così descritta da Bugnini nelle sue memorie:

In preparazione della VII adunanza generale del “Consilium” (autunno 1966), il can. Martimort inviò ai suoi collaboratori verso la fine di luglio un ampio esposto di 40 fitte pagine, il più ampio di quanti ne abbia scritti sull’argomento, in cui trattava cinque problemi fondamentali: salmi imprecatori e storici; se dire tre ore minori oppure una sola; struttura di lodi e vespri; se proporre uno o due breviari; se ritenere o no gli elementi corali. La relazione si basava sulle risposte al questionario del 16 dicembre 1965, sui desideri e sulle proposte ricevute direttamente dal relatore, sulla documentazione riguardante l’ufficio divino presso altre comunità non cattoliche. L’esposto è di una ricchezza storica e liturgica sorprendente. I singoli punti sono approfonditi alla luce della pastorale e nella cornice dei documenti conciliari (2).

Ci troviamo di fronte, quindi, ad un documento che testimonia una fase critica e decisiva nella dinamica di riforma della preghiera delle Ore, nel suo impianto generale e nei singoli elementi. Secondo la volgata avversa alla riforma e oggi, in qualche modo, di nuovo, per la maggiore, ci si immaginerebbe la parte degli esperti del Consilium in fermento inquieto, innervosita dalla lentezza estenuante delle decisioni e dei ripensamenti dei Padri, agitata da irrequietezza e desiderosa di imporre i propri punti di vista come assoluti. Il fascicolo di Martimort, invece, si distingue per equilibrio, offrendo per ogni questione una sintesi delle diverse opinioni e un’argomentare pacato e prudente, capace di mostrare pro e contro delle diverse opzioni. Manca, insomma, quell’unilateralismo che si è gettato come un sospetto ormai radicato sull’opera di riforma.
Da uno dei più grandi liturgisti del tempo, impegnato in prima persona in tantissimi progetti di riforma, potrebbero sembrare strane e del tutto inaspettate le dichiarazioni che alleghiamo più sotto. Ma come spesso accade, le fonti ci obbligano a rivedere posizioni precostituite e precomprensioni parziali.
Ancora una piccola precisazione: il riferimento a Baumstark – che si vedrà più sotto – si riferisce alla differenza, riportata alla luce dal grande studioso tedesco, fra Ufficio monastico (le ore di preghiera e il tipo di salmodia proprie di assemblee di monaci) e Ufficio di Cattedrale (le ore di preghiera e il tipo di salmodia proprie di assemblee liturgiche del popolo riunito con il proprio vescovo e il clero locale): tale differenziazione rischiava di essere talvolta assolutizzata e usata in modo arbitrario, come prova storica, per appoggiare proposte estreme e non mediate.
Lasciamo dunque la parola a Martimort, grati alla sua sapiente opera di equilibrio e moderazione, auspicando che tale moderazione sia concessa anche a quei liturgisti odierni che paiono ugualmente scontenti della riforma liturgica pur partendo da prospettive opposte: chi ritiene la riforma troppo audace e innovatrice e chi la ritiene troppo prudente e conservativa si ritrova paradossalmente accumunato su posizioni simili, che potrebbero facilmente essere superate con uno studio serio sui documenti.

Par parenthèse, il faut mettre en garde contre tous ces projets de réforme liturgique qui sont l’ouvre de professeurs, moines ou autres, n’ayant aucune expérience du ministère tel qu’il est vécu par les curés de campagne, les prêtres de la ville et les missionnaires.
Ces diverses considérations mettent en garde contre le mirage des reconstitutions historiques. A. Baumstark, s’il vivait, serait le premier à protester contre l’emploi abusif des lois historiques qu’il a découvertes et définies. (3)

Nostra Traduzione: Per inciso, si deve mettere in guardia contro tutti questi progetti di riforma liturgica, opera di professori, monaci o altri, che non hanno alcuna esperienza di ministero pastorale, così come è vissuto dai sacerdoti di campagna, di città o missionari.
Queste diverse considerazioni mettono in guardia contro l’illusione di ricostruzioni storiche. Lo stesso A. Baumstark, se fosse in vita, sarebbe il primo a protestare contro l’abuso delle leggi storiche che lui ha scoperto e definito.

_______

(1) cf. http://www.sacramentumfuturi.wordpress.com/2014/10/27/quasi-due-anni-di-lavoro-cassati-e-tutto-da-ricominciare-un-momento-difficile-per-a-g-martimort-ma-non-una-parola-fuoriposto/.
(2) A. BUGNINI, La riforma liturgica (1948-1975), (Bibliotheca «Ephemerides Liturgicae» «Subsidia» 30), Roma 19972, 491.
(3) COETUS IX, Rapport general sur l’Office divin [31 juillet 1966] (Aimé-Georges Martimort), f. 29, Fondo Braga, Roma.

Quasi due anni di lavoro cassati e tutto da ricominciare: un momento difficile per A.G. Martimort. Ma non una parola fuoriposto

Disponibilità di tempo e possibilità di accesso diretto alle fonti.
Sono sufficienti questi due elementi, anche in misura minima, per sfatare luoghi comuni ormai affermati e continuamente ripetuti fino ad attribuire ad essi il crisma delle verità. Con il piccolo contributo di questo blog vorremmo invece condividere alcuni dati e scoperte, seppur minime, assai interessanti.
A riguardo della riforma liturgica è frequentemente divulgato il leitmotiv del colpo di mano di pochi liturgisti non equilibrati, di fanatici manipolatori e creatori di liturgie a tavolino, i quali avrebbero circuito e piegato ai loro gusti personali quanti erano preposti a portare a compimento le indicazioni conciliari, dai Vescovi e Cardinali del Consilium, fino al Papa. Anche recentemente si è sentito dire di un Paolo VI ingannato e aggirato con oscure manovre.
Se qualcuno lo afferma, e crediamo che lo si faccia in buona fede, avrà i suoi motivi e i suoi argomenti. Non possiamo davvero presumere di esprimere qui un giudizio complessivo e assolutamente certo per tutte le questioni legate a quanto successo durante e dopo il Concilio Vaticano II. Una piccola tessera, sì, la possiamo aggiungere, in questa storia ancora da scrivere compiutamente.
Approfondendo la questione della nuova distribuzione dei Salmi nella Liturgia delle Ore, abbiamo avuto la possibilità di seguire più dettagliatamente i lavori dei due gruppi di esperti e periti che ad essa lavorarono più da vicino. Si tratta del cosiddetto Coetus III (appunto il gruppo incaricato di studiare e proporre un’ufficiatura salmodica più rispondente alle indicazioni della Sacrosanctum Concilium) e il Coetus IX, il gruppo che faceva da raccordo fra tutti gli ambiti della riforma del Breviario, dalle rubriche alle letture, dalle antifone alle orazioni, etc. A partire dalle indicazioni conciliari cominciarono a studiare la questione, ipotizzando varie possibilità, che costantemente sottomettevano al giudizio dei Padri del Consilium, nel corso delle sessioni plenarie che si tenevano piuttosto frequentemente. La trafila dei lavori dei gruppi di periti era quindi molto articolata: dopo alcuni pronunciamenti generali dei Padri, l’impostazione dei lavori venne dalle indicazioni del Coetus IX, il cui relatore aveva una visione d’insieme di tutte le questioni, poi ogni gruppo procedeva secondo la sua competenza in riunioni particolari; prima che ogni proposta venisse poi presentata ai Padri, veniva discussa all’interno del Coetus IX, che di fatto era composto dai relatori e segretari dei gruppi relativi ad ogni settore del Breviario. I Padri, infine, esprimevano le loro osservazioni talvolta attraverso interventi liberi talvolta con votazioni.
Dopo quasi due anni di lavoro intenso, si arrivò ad una struttura abbastanza definita del Breviario, con una distribuzione dei salmi, se non completamente precisata, già ben delineata. A questo punto i Padri optano per un notevole cambio di direzione. Di fatto, lo schema proposto – frutto di tanta fatica e di parecchie riunioni – viene respinto: in una sessione a loro riservata, i Padri manifestano la loro insoddisfazione (19 ottobre 1965). Viene quindi informato il relatore del Coetus IX, A.G. Martimort, il quale tenta di argomentare a favore di quanto fino ad allora svolto, lavoro fatto in accordo alle indicazioni che gli stessi Padri avevano dato, ma alla fine viene deciso di rimettere in questione tutto l’impianto, attraverso un questionario dal quale poi si ripartirà con una nuova impostazione. A grandi linee fin qui la storia è conosciuta. Ma può essere interessante rileggere l’intervento del Relatore del Coetus IX nella riunione del primo dicembre 1965, appositamente convocata per tentare di superare la situazione di stallo. Si tenga conto Martimort dovrà poi spiegare ai periti, da lui coordinati, che il lavoro fatto era mandato all’aria e si doveva ricominciare da capo, o quasi. Nonostante tutto ciò, non traspare nessun cenno di polemica, di frustrazione o di insubordinazione. I periti avrebbero avuto tutte le loro ragioni e argomenti validi, oltre al sostegno iniziale del Consilium, per difendere ad oltranza le scelte operate; invece senza grosse difficoltà accettarono umilmente le nuove, o più approfondite, intenzioni dei Padri.
Ecco il brano finale della relazione di Martimort:

1. Le cose che da Voi sono state decise nelle precedenti sessioni, vi è del tutto lecito rimetterle in discussione, poiché non era stato votato nulla di definitivo, ma solamente in via provvisoria, come suole accadere con tutti gli schemi.
2. I nostri periti volentieri, come credo, promuoveranno l’impostazione della nuova discussione. Dunque accoglieranno i vostri giudizi, qualsiasi essi siano, con la medesima riverenza e osservanza, e prontamente si applicheranno al loro studio. Per maggiore efficacia e utilità, sarebbe bene, dopo la discussione orale, consegnarci anche per iscritto le vostre decisioni.
3. Nondimeno vi prego di non legarci le mani con un decreto prima di aver potuto ben valutare, sotto tutti gli aspetti, le vostre obiezioni e proposizioni, e se sarà il caso, di avervi relazionato su di esse. Infatti, come ben sapete, ci sono molte cose che ad una prima vista piacciono molto, ma che dopo un esame approfondito risultano impossibili, incongrue o meno adatte.
E questa sintesi a proposito dell’ufficio basti per farvi più sicuri, Venerabili Padri, che i periti di tutto cuore si presteranno al servizio Vostro e dell’ufficio divino.

De quibusdam questionibus circa distributionem psalterii et structuram Horarum in officio divino instaurando

De quibusdam questionibus circa distributionem psalterii et structuram Horarum in officio divino instaurando