Quasi due anni di lavoro cassati e tutto da ricominciare: un momento difficile per A.G. Martimort. Ma non una parola fuoriposto

Disponibilità di tempo e possibilità di accesso diretto alle fonti.
Sono sufficienti questi due elementi, anche in misura minima, per sfatare luoghi comuni ormai affermati e continuamente ripetuti fino ad attribuire ad essi il crisma delle verità. Con il piccolo contributo di questo blog vorremmo invece condividere alcuni dati e scoperte, seppur minime, assai interessanti.
A riguardo della riforma liturgica è frequentemente divulgato il leitmotiv del colpo di mano di pochi liturgisti non equilibrati, di fanatici manipolatori e creatori di liturgie a tavolino, i quali avrebbero circuito e piegato ai loro gusti personali quanti erano preposti a portare a compimento le indicazioni conciliari, dai Vescovi e Cardinali del Consilium, fino al Papa. Anche recentemente si è sentito dire di un Paolo VI ingannato e aggirato con oscure manovre.
Se qualcuno lo afferma, e crediamo che lo si faccia in buona fede, avrà i suoi motivi e i suoi argomenti. Non possiamo davvero presumere di esprimere qui un giudizio complessivo e assolutamente certo per tutte le questioni legate a quanto successo durante e dopo il Concilio Vaticano II. Una piccola tessera, sì, la possiamo aggiungere, in questa storia ancora da scrivere compiutamente.
Approfondendo la questione della nuova distribuzione dei Salmi nella Liturgia delle Ore, abbiamo avuto la possibilità di seguire più dettagliatamente i lavori dei due gruppi di esperti e periti che ad essa lavorarono più da vicino. Si tratta del cosiddetto Coetus III (appunto il gruppo incaricato di studiare e proporre un’ufficiatura salmodica più rispondente alle indicazioni della Sacrosanctum Concilium) e il Coetus IX, il gruppo che faceva da raccordo fra tutti gli ambiti della riforma del Breviario, dalle rubriche alle letture, dalle antifone alle orazioni, etc. A partire dalle indicazioni conciliari cominciarono a studiare la questione, ipotizzando varie possibilità, che costantemente sottomettevano al giudizio dei Padri del Consilium, nel corso delle sessioni plenarie che si tenevano piuttosto frequentemente. La trafila dei lavori dei gruppi di periti era quindi molto articolata: dopo alcuni pronunciamenti generali dei Padri, l’impostazione dei lavori venne dalle indicazioni del Coetus IX, il cui relatore aveva una visione d’insieme di tutte le questioni, poi ogni gruppo procedeva secondo la sua competenza in riunioni particolari; prima che ogni proposta venisse poi presentata ai Padri, veniva discussa all’interno del Coetus IX, che di fatto era composto dai relatori e segretari dei gruppi relativi ad ogni settore del Breviario. I Padri, infine, esprimevano le loro osservazioni talvolta attraverso interventi liberi talvolta con votazioni.
Dopo quasi due anni di lavoro intenso, si arrivò ad una struttura abbastanza definita del Breviario, con una distribuzione dei salmi, se non completamente precisata, già ben delineata. A questo punto i Padri optano per un notevole cambio di direzione. Di fatto, lo schema proposto – frutto di tanta fatica e di parecchie riunioni – viene respinto: in una sessione a loro riservata, i Padri manifestano la loro insoddisfazione (19 ottobre 1965). Viene quindi informato il relatore del Coetus IX, A.G. Martimort, il quale tenta di argomentare a favore di quanto fino ad allora svolto, lavoro fatto in accordo alle indicazioni che gli stessi Padri avevano dato, ma alla fine viene deciso di rimettere in questione tutto l’impianto, attraverso un questionario dal quale poi si ripartirà con una nuova impostazione. A grandi linee fin qui la storia è conosciuta. Ma può essere interessante rileggere l’intervento del Relatore del Coetus IX nella riunione del primo dicembre 1965, appositamente convocata per tentare di superare la situazione di stallo. Si tenga conto Martimort dovrà poi spiegare ai periti, da lui coordinati, che il lavoro fatto era mandato all’aria e si doveva ricominciare da capo, o quasi. Nonostante tutto ciò, non traspare nessun cenno di polemica, di frustrazione o di insubordinazione. I periti avrebbero avuto tutte le loro ragioni e argomenti validi, oltre al sostegno iniziale del Consilium, per difendere ad oltranza le scelte operate; invece senza grosse difficoltà accettarono umilmente le nuove, o più approfondite, intenzioni dei Padri.
Ecco il brano finale della relazione di Martimort:

1. Le cose che da Voi sono state decise nelle precedenti sessioni, vi è del tutto lecito rimetterle in discussione, poiché non era stato votato nulla di definitivo, ma solamente in via provvisoria, come suole accadere con tutti gli schemi.
2. I nostri periti volentieri, come credo, promuoveranno l’impostazione della nuova discussione. Dunque accoglieranno i vostri giudizi, qualsiasi essi siano, con la medesima riverenza e osservanza, e prontamente si applicheranno al loro studio. Per maggiore efficacia e utilità, sarebbe bene, dopo la discussione orale, consegnarci anche per iscritto le vostre decisioni.
3. Nondimeno vi prego di non legarci le mani con un decreto prima di aver potuto ben valutare, sotto tutti gli aspetti, le vostre obiezioni e proposizioni, e se sarà il caso, di avervi relazionato su di esse. Infatti, come ben sapete, ci sono molte cose che ad una prima vista piacciono molto, ma che dopo un esame approfondito risultano impossibili, incongrue o meno adatte.
E questa sintesi a proposito dell’ufficio basti per farvi più sicuri, Venerabili Padri, che i periti di tutto cuore si presteranno al servizio Vostro e dell’ufficio divino.

De quibusdam questionibus circa distributionem psalterii et structuram Horarum in officio divino instaurando

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