Un’antifona “stagionale”

La ricchezza e la varietà della liturgia sono davvero inesauribili. E non si finirà mai di esprimere la gratitudine per questo enorme tesoro che abbiamo ereditato.

Il dettaglio che questa volta, un volta ancora, ci ha mosso tali pensieri e sentimenti, lo abbiamo trovato nell’ufficio dei Primi Vespri della solennità dell’Annunciazione del Signore. In particolare nella prima antifona salmica.

Egrediétur virga de radíce Iesse, et flos de radíce ascéndet, et requiéscet super eum Spíritus Dómini (1). Niente di strano, fin qui. Si tratta infatti di una citazione dei versetti 1 e 2 del capitolo 11 del profeta Isaia. Un testo che la liturgia usa varie volte, in testi dalle diverse caratteristiche. Ad esempio, come lettura breve, nelle Lodi del sabto della prima settimana di Avvento (Is 11,1-3a), oppure, nel Messale, come antifona di Introito nel formulario del 20 dicembre: Egredietur virga de radice Iesse, et replebitur omnis terra gloria Domini, et videbit omnis caro salutare Dei (un testo un poco più complesso, con una citazione articolata di tre versetti – Is 11,1; Is 40,5; Lc 3,6).

E’ interessante notare, però, come siano normalmente tradotti in italiano i primi due versetti di Isaia 11: Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Signore,… così la lettura breve segnalata sopra;  così l’antifona di ingresso del 20 dicembre: Dalla radice di Iesse spunterà un germoglio, tutta la terra sarà piena della gloria del Signore, e ogni uomo vedrà la salvezza di Dio.

Invece, nel nostro caso, il curatore della versione italiana della liturgia delle Ore, si prende una licenza poetica. Il 25 marzo, nel nostro emisfero, siamo in primavera: ecco la gemma, che poi fiorirà. La tradizione liturgica e la Sacra Scrittura qui coinvolgono anche il cosmo, la natura che si sta risvegliando. Questa licenza ci pare del tutto logica e consentita, e ben venga questa unica e particolare traduzione, attinente alla liturgia , e alla teologia, della solennità e, mirabilmente, pure alla stagione in cui la si celebra. Del resto, tornando al tempo liturgico per un attimo messo da parte dalla ricorrenza mariana, questi sono i giorni in cui tutto rifiorisce (cf. qui).

 

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