La II domenica di Avvento: tracce per una lettura “sapiente” dei formulari liturgici.

In generale, si può dire che i tempi liturgici «forti» siano quelli in cui si riscontra una maggiore stratificazione di antiche tradizioni e una più articolata convergenza e complessità di fonti. Nel caso della II domenica di Avvento di quest’anno (ciclo A del lezionario), questo principio è ben evidente: a comporre l’eucologia e il lezionario che la liturgia ci propone oggi concorrono elementi di varie provenienze, da uno dei più antichi lezionari alle indicazioni conciliari, da tradizioni eucologiche secolari a nuove ricollocazioni. Vediamo.

L’antifona di ingresso (1) è ripresa tale e quale dal Messale precedente, con una piccola differenza nella notazione della citazione: con più correttezza, il Messale di Paolo VI segnala che il testo è ripreso dal capitolo 30 del profeta Isaia, sì, ma con una certa libertà, segnalata appunto con un «Cf.».

La preghiera Colletta è un «nuovo» testo, che sostituisce la preghiera precedente «Excita, Domine, corda nostra ad praeparandas…», ora spostata al giovedì della II settimana. Il nuovo formulario non è nuovo in senso assoluto, perché è ripescato dal Sacramentario Gelasiano (2), con alcuni riaggiustamenti stilistici. La preghiera sulle Offerte è pressoché la stessa di quella del Messale precedente, con una piccola aggiunta che specifica meglio i «tuis praesidiis», che diventano «tuae indulgentiae praesidiis», aiuto, soccorso della tua misericordia, rispetto al più semplice tuo aiuto. Un intervento più incisivo viene fatto sulla preghiera dopo la Comunione, che nella prima parte è derivata tale e quale dal Messale precedente, per poi assumere diverse sfumature (3).

Repleti […] doceas nos terrena despicere et amare caelestia (M1962)

Repleti […] doceas nos terrena sapienter perpendere, et caelestis inhaerere.

Non vorrei soffermarmi ora sulla scelta operata dagli esperti che curarono la revisione della parte eucologica del Messale – c’è chi lo ha fatto in modo eccellente e documentato (cf., ad es., qui) -, quanto notare che come conseguenza, di cui forse non si accorsero, risultano insolitamente due occorrenze della stessa radice tematica: nella colletta il sostantivo (eruditio sapientiae) e nella postcommunio l’avverbio (sapienter). Sia sufficiente per il momento mantenere in mente questo dato, mentre passiamo velocemente a dare uno sguardo alle letture.

Il Vangelo è di Matteo e ha come oggetto la figura di Giovanni il Battista. Ma non più i versetti 2-10 del capitolo 11, come il M1962 riportava (la domanda di Giovanni Battista e testimonianza che a lui rende Gesù) bensì i versetti 1-12 del capitolo 3 (la predicazione di Giovanni Battista) (4). La prima lettura, ovviamente, è tratta dal profeta Isaia, i versetti 1-10 del capitolo 11. Una sezione più ridotta di questo brano era prevista, nel M1962, per il venerdì delle Tempora di Avvento. Come seconda lettura, il Lezionario prevede Rm 15,4-9Questo brano, presente anche nel M1962 proprio in questa II domenica di Avvento, è già segnalato, in una lezione più lunga, comprendente i versetti 4-13 ,  fra le pericopi raccolte nella sezione titolata De Adventu domini dell’antico Capitolare di Würzburg. Come si vede, una continuità in questo caso davvero persistente. Sarebbe interessante delineare le motivazioni di questa scelta, mostrando la rilettura liturgica di questa pericope paolina che diventa un testo di Avvento. Per ora possiamo solo constatare come non aver mantenuto la lezione lunga abbia eliminato la citazione di Isaia 11,10, al versetto 15,12 della Lettera ai Romani, che avrebbe creato un certo legame fra la prima e la seconda lettura. Ma occorre fare i conti con i testi uti iacent, ed osservando il testo latino della versione ci accorgiamo della quarta occorrenza (5)  della famiglia semantica di sapientia: quello che nella versione italiana è reso con «il Dio della perseveranza e della consolazione vi conceda di avere gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti, sull’esempio di Cristo Gesù», nel testo latino è «Deus…det vobis idipsum sapere in alterutrum secundum Christum Iesum» (Rm 15,5). Sapere secundum Christum, ecco una specificazione della sapienza evocata dalle due preghiere. Diventa facile così, già da questa II domenica, allargare lo sguardo fino alla prima delle ferie maggiori dell’Avvento: il 17 dicembre, il testo della prima delle Antifone «O»recita:

 O Sapienza,
che esci dalla bocca dell’Altissimo,
ed arrivi ai confini della terra con forza,
e tutto disponi con dolcezza:
vieni ad insegnarci la via della prudenza.

La sapienza nel «valutare i beni della terra» non è quindi un saper fare pratico ed organizzativo, quanto un netto criterio cristologico. La realtà mondana e la vita dello spirito non sono realtà contrapposte: la «sapienza che viene dal cielo» «arriva ai confini della terra»! E’ semmai la nostra tortuosità e la nostra doppiezza a voler distorcere le realtà create, nel seguire la nostra volontà, chiusi e autodeterminati nell’inseguire progetti e idee vane e vacue come la pula. Per questo il Battista ci chiama a conversione, nel contesto ampio della liturgia domenicale, i cui testi – dobbiamo riconoscerlo – sono composti in modo davvero sapiente: una sapienza che non può essere solo il risultato del lavoro di esperti, ma che nello stratificarsi di varie tradizioni e intuizioni, testimonia la presenza, nella liturgia, della Sapienza personificata: il Signore Gesù vivo e operante.


(1) Cf. qui un post precedente.

(2) GeV 1153: Festinantes, Omnipotens Deus, in occorsum Filii tui Domini nostri nulla inpediant opera actus terrini,  sed caelestis sapienciae erudicio faciat nos eius esse consortes. Interessante questo attacco insolito della preghiera, con un participio plurale: da notare che, nella stessa sezione da cui è tratto questo formulario, poco più sopra un altro testo inizia con lo stesso verbo, questa volta avente Dio come soggetto: Festina, ne tardaveris, Domine Deus….Si può immaginare così un intreccio di «frette», quella di Dio nel voler visitare il suo popolo, e quella del popolo cristiano nell’andare incontro al Signore che viene. Nella moderna versione italiana, questo senso rimane troppo vago, e sembra che il tema dominante, anche se in negativo, sia «l’impegno nel mondo».

(3) Non possiamo essere d’accordo con P. Regan: nel suo pur meritevole studio comparativo, a proposito  dice: «Nella seconda e terza domenica, la preghiera sulle offerte e la preghiera dopo la comunione sono le stesse nei due messali»: P. Regan, Dall’Avvento alla Pentecoste. La Riforma liturgica nel Messale di Paolo VI, Bologna 2013, 51.

(4) Nella II domenica di Avvento in tutti e tre i cicli del Lezionario è prevista la presentazione della figura del Battista sullo sfondo simbolico di Isaia 40,3 (la voce che grida nel deserto), ovviamente con le particolarità di ciascuno dei tre sinottici.

(5) Nella prima lettura, al versetto 2 leggiamo: «spiritus sapientiae» (Is 11,2).

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