Mentre stavamo studiando alcune cose in vista di un post sulla Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, ci siamo di nuovo imbattuti in una celebre citazione di Sant’Agostino. Ci sembra opportuno riportarla, per preparare quanto vorremmo dire poi: «Nessuno mangia quella carne senza prima averla adorata…peccheremmo se non la adorassimo» (Enarrationes in Psalmos 98,9: CCL XXXIX, 1385).
Ma ancora più opportuno è allargare un pochino la citazione: per due motivi. Il primo, perché tale citazione va contestualizzata bene; sant’Agostino qui non si riferisce a nessun tipo di culto eucaristico come lo intendiamo noi oggi. Il secondo, perché il contesto, e in particolare l’avvio del Sermone da cui è estrapolata la citazione in questione, è assolutamente rilevante per quanto talvolta andiamo facendo su questo piccolo blog, cercando di mostrare come la tradizione cristiana rilegge e attualizza i Salmi dell’Antico Testamento. La citazione in effetti si allunga, ma vale la pena leggere tutto; nelle ultime frasi, poi, abbiamo un’altra sintesi geniale di un principio fondamentale di teologia liturgica. Ma ecco – adesso – sant’Agostino.
Fratelli, voi siete figli della Chiesa e siete stati istruiti alla scuola di Cristo. Conoscerà pertanto la vostra Carità che, mediante tutti quei libri composti dagli antichi nostri padri (i quali trascrissero le parole e le gesta gloriose di Dio), si voleva provvedere al bene nostro, cioè di quanti al giorno d’oggi crediamo in Cristo (qui scripserunt verba Dei, et magnalia Dei, nobis eos consulere voluisse, qui futuri eramus hoc tempore iam credentes in Christum). Questi, al tempo che ritenne opportuno, venne a noi, la prima volta umile, per tornare poi glorioso. Venne una volta per stare [come reo] dinanzi al giudice; mentre la seconda volta verrà come giudice assiso in trono, dinanzi al quale si presenterà il genere umano, ciascuno con il proprio merito. Come si fa con un giudice autorevole lo precedettero molti araldi, anche quando doveva venire nell’umiltà. Sì, quando ancora non era nato dalla vergine Maria, lo precedettero molti araldi, dicendo che si sarebbe fatto bambino e avrebbe succhiato il latte materno. Dinanzi al Verbo di Dio, che, autore di tutto il creato, si sarebbe fatto bambino, furono inviati molti banditori, i quali annunziarono questi nostri tempi. Essi però si espressero in modo che le loro parole restassero velate da figure; e questo velo, che celava le verità contenute nei libri antichi, sarebbe stato rimosso quando la verità in persona sarebbe spuntata dalla terra. Così infatti è detto nel salmo: Dalla terra è spuntata la verità, e la giustizia s’è affacciata dal cielo. Quando dunque noi ascoltiamo i salmi o le profezie o la legge (libri tutti che furono composti prima della venuta del nostro Signore Gesù Cristo), tutto il nostro sforzo deve essere quello di vedervi Cristo e di comprendervi Cristo. Presti dunque attenzione la vostra Carità al salmo presente, come ve la prestiamo noi : Insieme cerchiamo il Cristo. Egli si mostrerà certamente a noi che lo cerchiamo, se una volta si mostrò anche a coloro che non lo cercavano; e, se una volta redense coloro che lo ignoravano, ora non abbandonerà coloro che lo desiderano. Ecco, da lui trae inizio il salmo e di lui dice quanto segue. […] E adorate lo sgabello dei suoi piedi, perché è santo. Cosa dobbiamo adorare? Lo sgabello dei suoi piedi. […] Ma notate bene, o fratelli, cosa ci si ordini di adorare. In un altro passo scritturale è detto: Mio trono è il cielo; la terra è lo sgabello dei miei piedi. Avendoci dunque detto in questo passo che la terra è lo sgabello dei piedi di Dio, ci si ordinerà, per caso, di adorare la terra? Ma come adoreremo la terra, se la Scrittura ci dice apertamente: Adorerai il Signore Dio tuo? Eppure mi si comanda di adorare lo sgabello dei suo piedi e, precisandomi quale sia lo sgabello dei suoi piedi, mi si dice: La terra è lo sgabello dei miei piedi. Mi trovo nell’incertezza. Temo di adorare la terra, perché potrebbe punirmi colui che ha creato il cielo e la terra; ma temo ancora di non adorare lo sgabello dei piedi del mio Signore, poiché nel salmo mi si prescrive di adorare lo sgabello dei suoi piedi; e, se vado a ricercate cosa debba intendersi per sgabello dei suoi piedi, mi dice la scrittura: Sgabello dei miei piedi è la terra. Nella mia incertezza mi volgo a Cristo, poiché è di lui che vado in cerca. In lui trovo come si possa adorare la terra, sgabello dei piedi di Dio, senza cadere nell’empietà. Egli infatti dalla terra assunse la terra, poiché la nostra carne proviene dalla terra e lui prese la carne dalla carne di Maria. Rivestito di questa carne mosse i suoi passi quaggiù e la stessa carne ci lasciò affinché ne mangiassimo per conseguire la salute. Orbene nessuno mangia quella carne senza prima averla adorata. Ecco dunque trovata la maniera d’adorare lo sgabello dei piedi del Signore, e trovata in modo che non soltanto non si pecchi adorandolo, ma si pecchi non adorandolo (nemo autem illam carnem manducat, nisi prius adoraverit: inventum est quemadmodum adoretur tale scabellum pedum Domini, et non solum non peccemus adorando, sed peccemus non adorando). Ma sarà forse la carne a darci la vita? Diceva il Signore, proprio mentre inculcava gli effetti di tale terra: Lo Spirito è colui che vivifica, la carne non giova a nulla. Quando dunque ti chini o ti prostri dinanzi alla terra, non considerarla [semplice] terra; considera piuttosto il Santo dei cui piedi è sgabello la terra che adori. È in vista di lui infatti che tu la adori. Per questo aggiunge il salmo: Adorate lo sgabello dei suoi piedi, poiché è santo. Chi è santo? Colui in onore del quale tu adori lo sgabello dei suoi piedi. Occorre però che tu, mentre lo adori, non ti arresti col pensiero al livello della carne. Rischieresti di non essere vivificato dallo Spirito, poiché lo Spirito è colui che vivifica, mentre la carne non giova a nulla. Quando il Signore inculcava questa verità, aveva da poco tenuto un discorso sulla propria carne e aveva detto: Chi non mangerà la mia carne non avrà in sé la vita eterna. Alcuni suoi discepoli, una settantina circa, rimasero scandalizzati e dissero: È duro questo parlare; chi può capirci qualcosa? E si allontanarono da lui e non vollero più seguirlo. Sembrarono loro dure le parole: Chi non mangerà della mia carne non avrà la vita eterna, poiché le avevano intese stupidamente. Ragionando in modo carnale, avevano pensato che il Signore avrebbe tagliuzzato il suo corpo in particelle dandole loro da mangiare. Per questo dissero: Questo discorso è duro. Essi erano duri, non il discorso. Se infatti non fossero stati duri ma arrendevoli, si sarebbero detti: Non senza un perché ci dice queste cose; è segno che lì sotto è nascosto un qualche sacramento. Se fossero stati docili, non cocciuti, e fossero restati con lui, avrebbero appreso dal Maestro ciò che appresero gli altri, che anche dopo la loro partenza non lo abbandonarono. Rimasero infatti con lui dodici discepoli e, vedendo gli altri abbandonare il Maestro, addolorati – per così dire – della loro morte, gli richiamarono alla mente che quanti lo avevano abbandonato, lo avevano fatto perché scandalizzati dalle sue parole. Allora Gesù li istruì dicendo: Lo Spirito è colui che vivifica; la carne non giova a nulla. Le parole che vi ho dette sono spirito e vita. Intendete spiritualmente ciò che io vi ho detto! Non mangerete questo corpo che vedete, né berrete il sangue che verseranno i miei crocifissori. Ho voluto proporre alla vostra considerazione un sacramento che, se voi lo intenderete spiritualmente, vi sarà fonte di vita. Sarà necessario, è vero, che esso venga celebrato visibilmente, tuttavia occorrerà sempre che lo si intenda spiritualmente (Etsi necesse est illud visibiliter celebrari, oportet tamen invisibiliter intellegi) Esaltate il Signore nostro Dio, e adorate lo sgabello dei suoi piedi poiché è santo.
Grazie all’ottimo sito http://www.augustinus.it è possibile consultare on line l’intero testo del Discorso sul Salmo 98: qui per cercare il testo italiano, qui per il testo in latino.
L’odierna versione del versetto del Salmo è la seguente: «Esaltate il Signore, nostro Dio, prostratevi allo sgabello dei suoi piedi. Egli è santo!» [Sal 99(98),5].

Benedetto XVI venera le reliquie di Sant’Agostino, Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro, Pavia 22 aprile 2007.