E’ stato un lunedì di cambiamenti, questo da poco trascorso della VII settimana del Tempo Ordinario: per due libri liturgici infatti si sono dovuti sostituire i volumi, ossia si è ripreso il Lezionario feriale e il volume III della Liturgia delle Ore. Questo succede, naturalmente, altre volte nell’anno liturgico, ma non si può certo paragonare con quanto succede nelle ultime settimane dell’anno liturgico, con il passaggio all’Avvento del nuovo anno, passaggio in certo qual modo preparato tematicamente. Con la Pentecoste non è così.
E’ stato un cambio repentino, e già qualche tempo fa avevamo segnalato il disagio provato da Paolo VI per l’effetto così immediato, sulla sua fine sensibilità, della soppressione dell’Ottava di Pentecoste, che allora attenuava il senso di brusco cambiamento che, invece, forse sperimentiamo anche noi (cf. qui)
Per questo, per mantenere qui un clima che richiami ancora la Pentecoste, riportiamo oggi una bella preghiera di Guglielmo di Saint-Thierry, che formula un’invocazione per l’effusione dello Spirito Santo a partire da alcune immagini bibliche reinterpretate in modo interessante.
O Dio, degno di adorazione, tu che susciti tremore e benedizione, donacelo, manda il tuo Spirito e tutti saranno creati, e rinnoverai la faccia della terra. Non è nell’irrompere di molte acque, nell’agitazione e nel disordine di molti e diversi affetti, che le tue creature potranno raggiungere Dio; è durata abbastanza, Signore, questa catastrofe, questo castigo per i figli di Adamo. Fa’ passare lo Spirito sulla terra, onde si ritiri il mare, si ritiri la salsedine dell’antica condanna e appaia l’asciutto assetato della fonte della vita. Venga la colomba, lo Spirito Santo, e sia invece cacciato fuori l’uccello ripugnante che si getta sui suoi cadaveri; venga la colomba dal ramo d’olivo, ramo del ristoro e della luce, ad annunziare la pace. Ci santifichi la tua santità e il dono della santificazione, ci unisca la tua unità; e così, grazie al nome di amore, saremo associati per un’affinità di parentela a Dio (1) che è amore: la potenza di questo nome di unirà a te.
Guglielmo di Saint-Thierry, De Contemplando Deo. Oratio, Magnano (BI) 1995, 52-53.
Alcuni riferimenti biblici, che tessono la trama di questa preghiera:
Sal 104(103),30: Mandi il tuo spirito, sono creati, e rinnovi la faccia della terra.
Sal 32(31),6: Per questo ti prega ogni fedele nel tempo dell’angoscia; quando irromperanno grandi acque non lo potranno raggiungere.
Gen 8,1: Dio si ricordò di Noè, di tutte le fiere e di tutti gli animali domestici che erano con lui nell’arca. Dio fece passare un vento sulla terra e le acque si abbassarono.
Ger 17,6: Sarà come un tamarisco nella steppa; non vedrà venire il bene, dimorerà in luoghi aridi nel deserto, in una terra di salsedine, dove nessuno può vivere.
Gen 1,9: Dio disse: “Le acque che sono sotto il cielo si raccolgano in un unico luogo e appaia l’asciutto.
Ap 21,6: A colui che ha sete io darò gratuitamente da bere alla fonte dell’acqua della vita.
Mentre a proposito della colomba si intuisce facilmente il collegamento con la fine del diluvio e con il battesimo di Gesù, la menzione dell’uccello ripugnante fa riferimento al corvo che, secondo la Vulgata, non tornò nell’arca perché si posò sui cadaveri e se ne nutrì; quest’ultima interpretazione è talvolta presente nei Padri e si trova rappresentata plasticamente nei mosaici della Basilica di San Marco a Venezia come anche Monreale.

Venezia

Monreale
(1) Sul tema dell’«affinità» con Dio in Guglielmo di Saint-Thierry abbiamo già detto qualcosa, cf. qui.