Gli estremi del cielo, luoghi divenuti praticabili!

Quand’anche tu fossi disperso fino all’estremità del cielo, di là il Signore, tuo Dio, ti raccoglierà e di là ti riprenderà (Dt 30,4).

Questo è uno dei versetti della lettura biblica dell’Ufficio delle Letture di oggi, feria V della III settimana del tempo Ordinario. «Estremità del cielo»:  qualche tempo fa, avevamo detto qualcosa a proposito dell’estremo, o meglio degli estremi, del cielo (cf. qui); si trattava della rilettura liturgica di un versetto del salmo 18(19),7: «Sorge da un estremo del cielo e la sua orbita raggiunge l’altro estremo: nulla si sottrae al suo calore».

E’ bastata una breve ricerca per scoprire che i due testi sono letti in relazione, nel Commento al Salmo 43 di Sant’Ambrogio. Non possiamo adesso descrivere tutti i passaggi dell’esegesi santambrosiana, sia sufficiente accennare a come lui interpreti questa dispersione (1) come la missione apostolica verso tutti i confini della terra, fino addirittura all’estremo del cielo. Ma la strada del cielo è possibile solo perché il Signore l’ha aperta per noi: si tratta di una via nuova, di «recente» inaugurazione.

Infatti sono stati disseminati per recare frutti nuovi, che sarebbero poi stati riposti nei granai della Chiesa, come il grano nuovo. Ma questa diaspora non si verifica a basso livello, cioè non si verifica sulla terra, ma in cielo. Lo confermano anche i comandamenti della legge, nella quale il Signore dice: Anche se la tua diaspora si estendesse da una sommità all’altra del cielo, di là io ti radunerò – dice il Signore (Dt 30,4) […] Se queste difficoltà ti disturbano, torna indietro a quanto precedentemente ha detto questo nostro profeta e sta’ a sentire chi sia quel personaggio così grande, che ha fatto gonfiare sulla terra le messi in modo tale che il loro raccolto ha toccato i granai celesti. Si tratta di quello sposo che, come un gigante, ha corso lungo questa via, tutta impraticabile agli altri, ma a lui di facile accesso. E, a partire da lui, essa ha cominciato a diventare praticabile anche per i mortali. Tuttavia per questi essa è in salita; mentre prima, per lui solo era in discesa, ed egli l’ha percorsa, perché successivamente i suoi fedeli la potessero risalire

Est autem ille sponsus, qui quasi gigans percucurrit hanc viam totam inviam aliis, sibi perviam; et ex illo coepit pervia iam esse mortalibus, ita tamen, ut isti ascenderent, solus tamen ille ipse descenderet, ut postea sancti eius mererentur ascendere.

(2)

E’ possibile il ritorno, perché il Signore è venuto a cercarci: l’uomo può rialzarsi perché Dio si è abbassato fino a lui. Senza questo movimento divino previo, sarebbe sterile, vana e ridicola – impraticabile – ogni pretesa di ascesi da parte dell’uomo.

Ma ci torneremo, su questo versetto del salmo! Quel «nulla si sottrae al suo calore» era troppo intrigante, perché i Padri non cogliessero lì l’accenno a significati più profondi.


(1) Il salmo 43(44),11-12 recita: «Ci hai fatto fuggire di fronte agli avversari e quelli che ci odiano ci hanno depredato. Ci hai consegnati come pecore da macello, ci hai dispersi in mezzo alle genti».

(2) Sant’Ambrogio, Commento al Salmo XLIII, 39-40; in Opera Omnia di Sant’Ambrogio, 8, Opere esegetiche VII/II, Commento a Dodici Salmi/2, Roma – Milano 1980.

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