Una notte di luce, per un giorno di nuova meraviglia

E’ incredibile come la liturgia riesca a mantenere, per chi voglia leggerli, significativi indizi e legami. Persistenti, probabilmente,  oltre le intenzioni degli autori. Ad esempio, il legame teologico fra la celebrazione del Natale e della Pasqua è evidente anche a livello letterario, grazie a piccoli dettagli. Vediamone alcuni.

La colletta della Messa della notte definisce la notte stessa come «sacratissimam», fatta splendente dal fulgore della vera luce. Lo stesso superlativo lo troviamo nella colletta della Veglia Pasquale, con il medesimo contesto di luce e di gloria.

Ecco i due sintagmi dell’amplificazione dell’invocazione (ossia la frase, normalmente relativa, che segue il vocativo Deus:

Natale: Deus, qui hanc sacratissimam noctem veri luminis fecisti illustratione clarescere,…

[O Dio, che hai illuminato questa santissima notte con lo splendore di Cristo, vera luce del mondo, concedi a noi, che sulla terra lo contempliamo nei suoi misteri, di partecipare alla sua gloria nel cielo]

Pasqua: Deus, qui hanc sacratissimam noctem gloriae dominicae resurrectionis illustras,…

[O Dio, che hai illuminato questa santissima notte con lo splendore di Cristo, vera luce del mondo; Dio, che illumini questa santissima notte con la gloria della risurrezione del Signore]

Natale e Pasqua, analoghe notti di luce, dunque.

Le assonanze, tuttavia, non finiscono davvero qui. Passando alla colletta della Messa del giorno, degno di nota è il parallelismo costituito dai due avverbi mirabilitermirabilius: «Deus, qui humanae substantiae dignitatem et mirabiliter condidisti et mirabilius reformasti,…» [O Dio, che in modo mirabile ci hai creati a tua immagine, e in modo più mirabile ci hai rinnovati e redenti,…]

Troviamo analogo parallelismo anche nell’eucologia della Veglia pasquale, nelle orazioni dopo la prima lettura della creazione. Se si legge la forma breve del testo della Genesi, nell’orazione indicata ci sono le due forme avverbiali: «Deus, qui mirabiliter creasti hominem et mirabilius redemisti,…» [O Dio, che in modo mirabile ci hai creato a tua immagine e in modo più mirabile ci hai rinnovati e redenti…]; ma lo stesso concetto teologico è ben presente anche nell’orazione proposta dopo la lettura lunga – come dovrebbe essere – della creazione, anche se in tale orazione è presente solo la forma aggettiva mirabilis: «…Deus, qui es in omnium operum dispensatione mirabilis,…» [Dio…ammirabile in tutte le opere del tuo amore, illumina i figli da te redenti perché comprendano che, se fu grande all’inizio la creazione del mondo, ben più grande (excellentius), nella pienezza dei tempi, fu l’opera della nostra redenzione, nel sacrificio pasquale di Cristo Signore..].

La luce sfolgorante nella notte apre dunque alla contemplazione stupefatta dell’opera di Dio, che segna un nuovo inizio nel suo disegno salvifico. E’ Lui il protagonista (1), è Lui che torna ad agire, in Cristo e nella liturgia della Chiesa, e tale azione , mirabile e poi ancor più mirabile, sorprende, fa stupore, desta meraviglia: d’altronde, il suo nome è Meraviglia (cf.qui)!

Che le celebrazioni del Natale ci aiutino, illuminandoci, perché possiamo entrare stupefatti nella contemplazione dalla condiscendenza divina manifestata nel Natale: rapiti da questo amore, potremo passare di meraviglia in meraviglia, seguendo in tutto il volere benevolo di Dio!

Buon Natale!

_________

 

(1) Ad una rapidissima analisi, sembrerebbe che il lessema mirabil- nel Messale sia usato solo in espressioni in cui Dio è il soggetto. Di esso solo, del suo essere e del suo operare, delle sue azioni, si può dire che è mirabile o che opera mirabilmente. A Dio solamente si riconosce la proprietà di essere ammirevole fino allo stupore. Azzardando un’analogia inconsueta e non verificata, viene in mente qui l’uso di alcuni verbi che l’ebraico veterotestamentario riserva per Dio come loro unico soggetto (creare, perdonare). Ci sarebbe da approfondire….

Un pensiero su “Una notte di luce, per un giorno di nuova meraviglia

  1. Sulla stessa linea si potrebbe paragonare p.es. l’orazione – colletta del giovedi’ della III settimana di Quaresima e l’orazione dopo la comunione della IV domenica d’Avvento:

    1) Maiestátem tuam, Dómine, supplíciter implorámus,
    ut, quanto magis dies salutíferæ festivitátis accédit,
    tanto devótius ad eius celebrándum
    proficiámus paschále mystérium.

    2) Sumpto pignore redemptionis aeternae, quaesumus, omnipotens Deus,
    ut quanto magis dies salutiferae festivitatis accedit,
    tanto devotius proficiamus
    ad Filii tui digne nativitatis mysterium celebrandum.

    Anche se riguardano il momento celebrativo diverso la petizione e’ quasi uguale: ut, quanto magis dies salutíferæ festivitátis accédit tanto ad eius celebrándum proficiámus paschále mystérium / proficiamus
    ad Filii tui digne nativitatis mysterium celebrandum.

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