Si è svolto nel giorni scorsi, a Roma, il Convegno Internazionale di Studi Il Concilio Vaticano II e i suoi protagonisti alla luce degli Archivi, su iniziativa del Pontificio Comitato di Scienze Storiche in collaborazione con il Centro Studi e Ricerche sul Concilio Vaticano II dell’Università Lateranense.
Dobbiamo premetterlo per onestà: non abbiamo seguito tutte le relazioni in programma, né partecipato a tutte le sessioni. Con questa professione di parzialità e di incompletezza, ci possiamo permettere di esprimere alcune considerazioni.
I partecipanti: oltre ai numerosi relatori, i convegnisti “esterni” non sembravano molti. In effetti, il tenore delle conferenze era altamente specializzato e forse non per tutti attraente; dispiace, comunque, che un Convegno dalle premesse così interessanti, debba poi essere vissuto come un’esperienza di una cerchia ristretta di ricercatori, storici e addetti ai lavori.
Dispiace ancor di più registrare che Sacrosanctum Concilium e le idee in essa concentrate paiono non rappresentate né trattate, in un assise di così alto livello.
Riconosciamo che il taglio del convegno fosse altro e non piuttosto concentrato sulle tematiche generali, ma crediamo pure che fra quanti prepararono e portarono ad approvazione la Costituzione liturgica vi fosse qualcuno meritevole di essere citato fra i «protagonisti» del Concilio.
Nuovi spunti e idee dal punto di vista metodologico non sono certamente mancate, e c’è sempre da apprendere da un consesso di ricercatori internazionali; però un liturgista si sarebbe aspettato di più. Rimane inoltre la possibilità di consultare poi la pubblicazione integrale delle relazioni, visto che il ritmo incalzante delle sessioni ha obbligato i relatori ad ampi salti nelle loro presentazioni. E così, anche per l’unico intervento che nel titolo professava esplicitamente l’attenzione alla liturgia, è rimasta alquanto generica, almeno per le nostre aspettative: la domanda che soggiaceva alla relazione era davvero interessante e stimolante, ma per una risposta precisa ed esaustiva siamo rimandati al testo completo, che speriamo presto sia disponibile. La relazione di Maria Teresa Fattori aveva come titolo: «Liturgia e gesti simbolici nel Concilio Vaticano II. I progetti del Cerimoniale e le proposte dei Padri conciliari».
Può essere utile riportare un brano di un intervista ad uno dei responsabili organizzativi del Convegno, il Prof. Philippe Chenaux, pubblicata su un sito di informazione vaticana.
Le interpretazioni storiografiche hanno caratterizzato i primi cinquant’anni dalla fine del Vaticano II. Discontinuità o riforma: è possibile guardare oltre le “classificazioni” storiche?
“La sfida più impegnativa che si pone allo storico a livello dell’interpretazione dell’evento conciliare, è quella del cambiamento di maggioranza tra l’inizio e la fine della concilio. Per spiegare questa «inversione di tendenza», senza cadere nella trappola dell’ipotesi complottistica, il ricorso alla categoria dell’“esperienza conciliare” appare fondamentale. Come i padri conciliari hanno vissuto il concilio? Quale è stata la loro esperienza personale dell’evento? In quale misura questa esperienza conciliare ha condizionato il loro modo di concepire la Chiesa, il loro modo di essere vescovo? Bisogna parlare di una semplice “evoluzione”, oppure di una vera e propria “conversione”? Il poter documentare questi passaggi, attraverso lo studio attento e rigoroso delle fonti a disposizione, rappresenta sicuramente uno dei compiti più interessanti della ricerca storica attuale sul concilio. La risoluzione del grande “enigma interpretativo” (“che cosa è successo nel Vaticano II?”) passa attraverso la ricostruzione precisa e meticolosa dell’attività dei suoi protagonisti. Solo così la ricerca storiografica sul concilio potrà compiere un ulteriore passo in avanti”. (dall’intervista a Ph. Chenaux pubblicata su un sito online di informazione vaticana: qui)
In effetti, a proposito della questione liturgica si può dire che non vi fu, almeno macroscopicamente, quella evoluzione e conversione dei padri conciliari che si verificò su altre tematiche. Il dibattito sullo schema di costituzione liturgica non vide scontri e riformulazioni testuali così rilevanti come per altri schemi (De Ecclesia, De fontibus, etc.). Che l’idea e la necessità di una riforma della liturgia fosse condivisa e generalizzata lo si vede già dalle risposte dei vescovi al questionario della fase antepreparatoria.
Se lo scopo del Convegno era quello di stimolare la ricerca sul cambiamento di maggioranza tra l’inizio e la fine del Concilio, si può allora comprendere e giustificare una mancanza di attenzione alla questione liturgica e ai suoi protagonisti. Comunque ci pare un deficit non perdonabile. Ma, lo ripetiamo, il nostro è un giudizio parziale e modestissimo; anche se convinto, rimane del tutto aperto al ravvedimento.

La Conferenza stampa di presentazione del Convegno. Da sinistra, il prof. Ph. Chenaux e p. Bernard Ardura, con il portavoce della sala stampa vaticana.