In un approfondimento (1) interessante anche se forse incompleto, Jordi Gibert affrontava il tema delle antifone non salmiche dell’Ordinario della Liturgia delle Ore, cioè di quel gruppo di antifone che , a differenza della grande maggioranza di esse, non sono tratte dallo stesso salmo che accompagnano, ma da altri libri della Sacra Scrittura o sono composizioni ecclesiastiche. Nell’elenco delle 44 antifone individuate dallo studio del Gibert (stiamo parlando del tempo ordinario) a ragione non compare l’antifona al salmo 107, collocato alle Lodi del mercoledì della IV settimana. Infatti, come dovrebbe sempre essere, a meno di ulteriori specificazioni, uno studio liturgico che voglia essere scientifico va condotto sulle edizioni tipiche: nel nostro caso la versione latina della Liturgia delle Ore riporta come antifona la seguente espressione: «Paratum cor meum, Deus, paratum cor meum», che corrisponde in effetti al primo versetto del salmo: «Paratum cor meum, Deus, paratum cor meum, cantabo et psallam...».
Tuttavia, nella recitazione in italiano, sorge un piccolo corto circuito. Vediamo (2). La traduzione dell’antifona ha letto il latino «paratum» con «pronto» (3), mentre i traduttori del salmo hanno preferito l’aggettivo «saldo». Di per sè, quindi, sembra non cambiare molto il senso, se non per piccole sfumature. Perché allora rompere l’unità di antifona e salmo? Vale di più il tentativo di rendere il testo scritturistico più fedelmente possibile oppure mantenere nella liturgia una tradizione antifonale, con connessa codificazione musicale, anch’essa attestata? Non converebbe che i liturgisti fossero attenti a simili questioni e che, viceversa, i biblisti considerassero pure tali ricadute, nelle loro scelte di traduzione (4).
Alla fine rimane la domanda: il cuore dell’orante dovrà essere pronto o saldo?
Sarà interessante vedere come verrano risolte tali problematiche, quando anche nella Liturgia delle Ore si introdurrà la nuova traduzione della Bibbia approvata dalla Conferenza Episcopale Italiana. Senza adesso verificare nei testi, possiamo immaginare che in altre occorrenze si verificherà una distonia fra antifona e salmo, forse pur maggiore della differenza, qui evidenziata, fra cuore pronto e cuore saldo.
Non tutte le versioni, nelle principali lingue europee, presentano la stessa problematica della versione italiana. In inglese, ad esempio, antifona e salmo coincidono: «(A) My heart is ready, o God, my heart is ready; (S) My heart is ready, o God…». Il francese sostituisce del tutto l’antifona: «Éveillez-vous, harpe, cithare: que j’éveille l’aurore; (S) Mon coeur est prêt, mon Dieu…». Lo spagnolo adegua l’antifona al salmo: «(A) Mi corazón está firme, Dios mío, mi corazón está firme; (S) Dios mío, mi corazón está firme..».
P.S. Giovanni Paolo II, nelle sue catechesi sui salmi della Liturgia delle Ore, a proposito del salmo 107, disse alcune cose degne di nota sull’uso liturgico dei salmi: cf. qui: http://w2.vatican.va/content/john-paul-ii/it/audiences/2003/documents/hf_jp-ii_aud_20030528.html : «anche la liturgia cristiana spesso fonde insieme brani biblici differenti così da trasformarli in un nuovo testo, destinato a illuminare situazioni inedite. Permane tuttavia il legame con la base originaria. In pratica il Salmo 107 – (ma non è il solo; si veda, tanto per evocare un’altra testimonianza, il Salmo 143) – mostra come già Israele nell’Antico Testamento riutilizzava e attualizzava la Parola di Dio rivelata».
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(1) J. Gibert, «Le antifone non salmiche dell’Ordinario della Liturgia Horarum romana. Tracce per ulteriori approfondimenti», in Psallendum. Miscellanea di studi in onore del prof. Jordi Pinell i Pons, osb (Studia Anselmiana 105, Analecta liturgica 15), ed. I. Scicolone, Roma 1992, 111-138.
(2) Non dubitiamo esistano studi che abbiano sottolineato tale problematica, ma confessiamo la nostra impossibilità a verificarlo, a causa della chiusura estiva delle nostre biblioteche di riferimento. Pertanto, introduciamo solo brevemente ad un problema probabilmente evidenziato da altri: come considerare la diversità fra il testo dell’antifona e il testo del salmo?
(3) Partendo dal latino paratum, la traduzione italiana pare ineccepibile: da un semplice vocabolario, l’aggettivo paratus,a,um viene reso in italiano con: preparato, apparecchiato, pronto, deciso, deliberato, ben preparato, ben fornito, pronto a combattere, preparato convenientemente. Il verbo da cui proviene, paro, sottolinea ancora meglio l’idea di preparazione, allestimento, avere l’intenzione, disporsi.
(4) Un biblista italiano, che fra l’altro ha collaborato alla nuova versione della Bibbia Cei, nota tale differenza, senza però dare ad essa alcun peso: «”Saldo è il mio cuore, o Dio, saldo è il mio cuore. A te voglio cantare. Ti celebrerà tra i popoli, Signore. Il tuo amore è grande al di sopra dei cieli, la tua verità fino alle nubi…”. Altre traduzioni invece di “saldo” hanno “pronto” oppure “tranquillo”, ma – a quanto pare – non ne patisce il significato profondo dell’espressione biblica. Qui infatti si vuole affermare che, per cantare l’amore grande di Dio, il cuore del credente è sempre disponibile, sempre vigilante, sempre sensibile. Questo infattati non altro che la risposta del salvato al Salvatore, la reazione dell’amato all’Amante. Lo traduce bene anche la liturgia delle Ore, formulando per il nostro salmo questa antifona: “Il mio cuore è pronto per te, per te mio Dio”»: C. Ghidelli, Cuore a cuore. Riflessioni bibliche, Milano 2000, 52.