E’ nella liturgia che la Scrittura è maggiormente a casa propria (1).
L’introduzione massiccia della Scrittura nel Messale […] costituisce indubbiamente il rinnovamento più spettacolare di tutto ciò che il Concilio ha fatto per la liturgia.
Queste due espressioni, la seconda delle quali è una citazione di A. Nocent (2), si trovano nelle prime pagine di un saggio dal titolo intrigante.
Purtroppo dobbiamo segnalare già alcune imprecisioni, e neanche di poco conto: “Per tradurre in pratica le riforme liturgiche prescritte dalla costituzione, il concilio istituì nel gennaio 1964 una commissione denominata Consilium” (3). Non è proprio così: il Consilium, e la sua particolare struttura, fu una decisione di Paolo VI.
L’autore dice in verità di non volere presentare uno studio storico approfondito, e descrive in modo sintetico passaggi importanti e significativi; ma quell’errore è macroscopico. Siamo fiduciosi, tuttavia, che il proseguimento del libro riserverà annotazioni utili ed interessanti.
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(1) N. Bonneau, Il Lezionario Domenicale. Origine struttura teologia, Bologna 2012, 7.
(2) cit. A. Nocent, «La parole de Dieu et Vatican II», in P. Jounel – R. Kaczynski – G. Pasqualetti (edd.), Liturgia, opera divina e umana. Studi sulla riforma liturgica offerti a S.E. mons. Annibale Bugnini in occasione del suo 70° compleanno, Roma 1982, 36.
(3) Bonneau, Il Lezionario…,36.
Grazie per la segnalazione.
Il libro è davvero interessante per conoscere, almeno sinteticamente, la formazione del Lezionario festivo e si legge senza grosse difficoltà.
Molto utili le tabelle che segnalano anche le Letture “ereditate” dal Messale di Pio V.
Qua e là s’incontra qualche imprecisione, probabilmente refusi (a pag. 129, sulle prime letture della II Domenica di Quaresima degli anni B e C), o errori di traduzione (a pag. 198, a proposito della coincidenza tra le domeniche e le solennità e le feste del Signore); un po’ di confusione, infine, nel breve passaggio sulla devozione al Nome di Gesù, la cui diffusione viene attribuita a san Bernardo da Chiaravalle, anziché a san Bernardino da Siena (pag. 153).
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