Pillole di tipologia: sintesi essenziali da un articolo tutto da leggere

Nel 50° anniversario della sua Pasqua, sono stati pubblicati vari contributi a ricordo di mons. Mariano Magrassi, eccezionale divulgatore delle ricchezze che Sacrosanctum Concilium ha riportato nel centro della liturgia della Chiesa, soprattutto per quel che riguarda i rapporti fra Bibbia e Liturgia (cf., ad es., http://www.liturgia-opus-trinitatis.over-blog.it/article-mariano-magrassi-e-il-rinnovamento-liturgico-in-italia-124519695.html). Non dovrebbe essere sconosciuto ai lettori (cf. http://www.sacramentumfuturi.wordpress.com/2014/10/21/non-enim-fecit-et-abiit-uninteressante-interpretazione-della-vitalita-della-parola-di-dio/), e ancora dal maestro vogliamo offrire alcuni brani di un articolo tutto da leggere, apparso su Rivista Liturgica: si tratta di questioni assai interessanti e che si sposano con l’intento del nostro blog, teso ad una visione unitaria di Bibbia, Liturgia e Storia.

I Padri e la Liturgia in mirabile accordo indicano in modo inequivocabile che la tipologia è il fondamento su cui poggia la lettura cristiana della Bibbia

Insieme al Nuovo Testamento, Tradizione e Liturgia costituiscono la sola norma autentica per l’affermazione del senso tipologico.

Dio solo ha potuto conoscere ed ha potuto rivelare questo senso spirituale». In altri termini: Dio solo ha potuto inscrivere nei fatti dell’economia quel rapporto intrinseco di preparazione e di prefigurazione rispetto alle fasi successive dell’economia, che l’esegesi tipologica vuole cogliere ed esprimere.

La tipologia non appare coi Padri della Chiesa, e neppure col Nuovo Testamento. Essa è scritta nella struttura stessa dell’economia, perché ne coglie ed esprime una legge fondamentale: e cioè quel suo carattere organico che la orienta progressivamente verso un termine ultimo, e che fa di ogni tappa anteriore una preparazione e una prefigurazione degli eventi definitivi.

Come leggeva l’A.T. il popolo d’Israele? Nelle Scritture, soprattutto durante l’esilio, il popolo d’Israele volgendosi al passato leggeva e meditava la sua storia: storia diretta da Dio, intessuta dai suoi continui interventi, aperta sull’avvenire; non una serie di eventi passati, attestati da documenti inerti, ma un grande Mistero sempre presente, nel quale Israele è attualmente implicato, e che è attestato dalla Parola vivente: Hodie. La Liturgia cristiana lo ha ereditato dalla sinagoga. L’Alliance c’est aujourd’hui. Questa storia che Israele legge nei libri sacri è dunque caratterizzata da due note dominanti: è continua, ed è attuale: ogni evento è come un movimento iniziato nel tempo, che poi si svolge e si amplifica attraverso tutta l’economia, trascinando nel suo dinamismo i fatti e le generazioni successive.

I Non si tratta di una semplice illustrazione attraverso simboli di indubbia efficacia: in altri termini, non si tratta di temi letterari. Si tratta di una prospettiva dogmatica fondamentale per cui il Mistero del Cristo è visto come il prolungamento e insieme il superamento dei grandi eventi della storia d’Israele.

Un testo come il seguente segna un’epoca nella storia del pensiero cristiano: “Dall’origine Dio ha formato l’uomo per amore; ha scelto i Patriarchi per salvarlo; ha insegnato a un popolo indocile a servire Dio; ha suscitato sulla terra dei Profeti per abituare l’uomo a portare lo Spirito, a entrare in comunione con Dio…e in mille modi educava la razzza umana per renderla adatta alla salvezza….Attraverso i Patriarchi e i profeti, Cristo annunziava e prefigurava l’avvenire, esercitava il suo popolo alle economie divine, abituava al sua eredità ad obbedire a Dio, significava in anticipo ciò che sarebbe accaduto”.

I Sacramenti e tutta la via della Chiesa vengono così inseriti in una prospettiva amplissima: sono episodi di una lunga storia, di un immenso dramma che prende le mosse dalla creazione del mondo e avrà il suo epilogo solo alla fine dei tempi.

Il procedimento tipologico assolve a molteplici funzioni all’interno dell’economia divina. Esse si possono ricondurre a tre principali: 1) Coglie il rapporto di continuità che lega i due Testamenti. 2) Definisce in modo più generale la struttura interna dell’economia, e la legge essenziale del suo movimento. 3) Afferma e precisa l’attualità liturgica delle fasi passate dell’economia e dei libri ispirati che le contengono. […] il rapporto di continuità tra i due Testamenti. È il problema capitale della religione cristiana che la tipologia affronta direttamente. Essa si applica infatti a cogliere le corrispondenze tra eventi, istituzioni, personaggi dell’Antica Economia e quelli della Nuova Economia che è stata inaugurata dal Cristo e si consumerà nella Parusia. Occorre notare anzitutto il realismo di questa prospettiva; essa non si pone al livello letterario dei testi, ma al livello oggettivo dei fatti: coglie un rapporto reale di analogia tra le cose. Ed è in ciò che la tipologia si distingue dall’allegoria, la quale è al contrario un fenomeno puramente letterario: essa non è scritta nelle cose, ma unicamente nell’intenzione di chi la stabilisce. Questi crea artificialmente un rapporto tra due cose, o, più spesso, tra una cosa e un’idea. La realtà o meno del fatto di cui ci si serve per fare l’allegoria non ha alcuna importanza. Spesso il fatto è inventato: e, se anche il fatto è reale, è inventato il rapporto tra il fatto e l’idea. L’allegoria evacua la storia. La tipologia invece si fonda su di essa e coglie un rapporto reale, scritto negli stessi eventi. Ognuno di essi è vera storia irrepetibile: è a suo modo un ephapax; ma si iscrive in una economia storica di cui il Cristo rappresenta la peripezia decisiva. Tutto si situa dunque in rapporto a questo vertice, e da questo rapporto riceve il suo senso ultimo. D’altra parte il Cristo è una realtà complessa che abbraccia, per dir così, parecchie fasi. La tipologia si diversifica dunque secondo i diversi aspetti del Cristo a cui si riferisce. Ci sarà una tipologia cristica che si riferisce al Cristo nella sua esistenza storica. Una tipologia ecclesiale che si riferisce alla vita del Cristo nella Chiesa. Una tipologia mistica che si riferisce alla vita di Cristo nelle singole anime. E una tipologia escatologica, che si riferisce al Cristo nella sua Parusia gloriosa. Sono i classici sensi scritturistici che, designati con una terminologia un po’ fluttuante, hanno comandato tutta l’esegesi patristica e medievale. Molteplicità di sensi? In certo modo sì, perché gli aspetti considerati sono diversi. Ma in un altro senso no, perché la realtà in questione è sempre la stessa. Sono quattro diverse dimensioni dell’unico senso scritturistico. E poiché la Liturgia abbraccia tutte le fasi del mistero di Cristo, un testo biblico inserito nella Liturgia acquista, per il fatto stesso, tutte queste dimensioni. Ci si allontana in tal modo dal senso letterale dei testi? Affermarlo significherebbe supporre che il senso tipologico si opponga a quello letterale, mentre ne è solo il prolungamento. Charlier lo ha mostrato con una profonda analisi del senso scritturistico. La Bibbia ha un solo senso: quello oggettivo che Dio ha voluto darle e a cui collaborano, ciascuno sul proprio piano, Dio e l’agiografo ispirato. Ne risulta un unico senso teandrico, perché è pensiero divino incarnato in un processo umano. Eppure c’è una dualità profonda: non dualità di sensi, ma dualità di prospettive successive in armonica progressione, all’interno dell’unico senso.

La storia sacra è un solo grande mistero vivente, sempre aperto verso il compimento finale, che si avrà quando l’ultimo eletto entrerà nella gloria. La sua trama sono le opere di Dio: magnalia Dei. Dio continua le sue opere anche nella Chiesa, che è una fase della storia della salvezza. Siamo dunque in piena storia santa. E le grandi azioni divine del tempo presente sono gli atti liturgici, sono i Sacramenti. In essi è sempre e ancora il grande dramma della salvezza che continua, perché prolungano le «mirabilia Dei» dell’A. e del N.T. E poiché Dio ha delle costanti nel suo modo di agire, hanno con esse una analogia di fondo, secondo la grande legge dell’economia che la tipologia coglie e definisce. C’è dunque corrispondenza e continuità tra la storia biblica e il mondo sacramentale.

M. Magrassi, “Tipologia biblica e patristica e Liturgia della Parola”, Rivista Liturgica 53(1966) 165-193: un estratto dell’articolo è scaricabile qui: M. Magrassi, Tipologia…

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