Che la domenica Laetare avesse a che fare in certo qual modo con il catecumenato e il battesimo pasquale l’avevamo già accennato qui: https://sacramentumfuturi.wordpress.com/2014/03/28/il-cieco-nato-e-la-domenica-laetare-suggestioni-e-associazioni/. Anche se le letture dell’anno B non sono riconducibili direttamente all’istituzione del catecumenato, rimane comunque l’Antifona di Ingresso a fare da porta di ingresso nella liturgia di questa domenica. Purtroppo il Messale odierno non riporta l’indicazione del Salmo che dovrebbe seguire all’antifona: nel messale tridentino invece risaltava già nel testo l’affinità dell’antifona (Isaia 66,10-11) Laetare, Ierusalem con il primo versetto del salmo 121 Laetatus sum in his, quae dicta sunt mihi: in domum Domini ibimus. La menzione del Salmo probabilmente aiuterebbe a non rischiare di cadere in troppo generali considerazioni sulla “letizia” proposta dalla liturgia. Tuttavia, anche con il solo testo di Isaia ci si dovrebbe rendere conto che è tutta la Chiesa ad essere invitata alla letizia per la rinnovata fecondità che sarà compiuta nella “Pasqua ormai vicina”, grazie ai sacramenti pasquali dell’iniziazione cristiana e della riconciliazione.
In un preziosissimo libretto di H. Rahner, troviamo un mirabile commento al capitolo 66 del profeta Isaia, che ci rimanda di nuovo al battesimo, e al fecondissimo ministero della santa Madre Chiesa, che nel tempo quaresimale si affatica invitando tutti alla conversione e ad immergersi di nuovo nella morte e risurrezione del suo Signore, sia mediante il sacramento della rigenerazione battesimale, offerto ai catecumeni, sia mediante la “seconda tavola di salvezza”, offerta ai cristiani caduti in peccato e bisognosi della penitenza e del perdono sacramentale.
Meriterebbe di essere riportato l’intero paragrafo, ma dobbiamo contenere la citazione in termini ragionevoli, sperando che sia sufficiente per rendersi conto della ricchezza soggiacente alla liturgia di questa domenica.
La Chiesa delle doglie sacramentali (1).
Giorno per giorno, dalla Pentecoste dello Spirito fino alla parusia del Signore trasfigurato, il corpo mistico di Cristo si edifica nel santo battesimo che la Chiesa dispensa…Ma ciò avviene in quelle doglie che Isaia previde nella profezia sulla nuova nascita del popolo di Dio e che si trasformano nel grido di giubilo: “Gioite con Gerusalemme, voi tutti, che la amate. Bevete a sazietà alla sua mammella ricca di consolazioni!”. Ciò vale per la Chiesa, la madre che nutre tutti i popoli. Sulla miniatura semplice ma stupenda di un manoscritto del monastero di Engeleberg è rappresentata la madre Chiesa nell’atto di porgere la sua mammella ad un vescovo e ad un laico. La spiegazione ce la dà il commentario carolingio che si attribuisce ad Aimone di Halbertstadt: la parola profetica di Isaia si adempie con la Chiesa che è chiamata, al posto della Sinagoga divenuta infedele, a nutrire i popoli al suo seno e ad offrire agli uomini la fede filiale in Cristo. Questo però si verifica nel battesimo, nel momento in cui la liturgia prevede la domanda al battezzato: “Che cosa desideri dalla Chiesa? La fede!”
[…] Di tutto ciò risuona il canto di giubilo pasquale che la Chiesa intona quando nella santa notte dei battesimi può condurre alla sorgente di vita del sacramento i suoi figli che si è procurata nelle doglie. […] E’ caro a noi tutti il tripudio dell’Exsultet pasquale riguardo alla madre Chiesa. Nelle illustrazioni dei rotoli dell’Exultet essa avanza verso di noi come una donna sontuosa, sotto il portale della sua casa spirituale, avvolgendo con braccia protese tutti i popoli che accorrono a lei.
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(1) H. Rahner, Mater Ecclesia. Inni di lode alla Chiesa tratti dal primo millennio della letteratura cristiana, Milano 2011³, 29-32