In attesa di un esame più approfondito, necessario e interessante per le questioni coinvolte, ci permettiamo di evidenziare una piccola svista nelle memorie autobiografiche di L. Bouyer. Effettivamente, come ci suggerisce nella quarta di copertina il card. Lustiger, si tratta di un personaggio davvero anticonformista: i giudizi e le valutazioni che il Bouyer lascia nel suo scritto sono inconsueti. Forse nella foga del suo scrivere si è lasciato un poco prendere la mano: su Bugnini abbiamo sentito e letto di tutto, ma che fosse “napoletano”, non lo si era mai insinuato. Forse, almeno su questo, conviene dare credito al Bugnini; sentiamolo:
«Sono nato a Civitella del Lago, Provincia di Terni e allora di Perugia, unica provincia dell’Umbria, diocesi di Todi. Venni al mondo il venerdì 14 giugno 1912, alle 10 del mattino. Alla ‘festa’, come nei nostri paesi si soleva chiamare la domenica, fui battezzato in parrocchia con i nomi di Annibale, Nazareno, Erminio, dal parroco don Perseo Morelli. Fecero da Padrini Pietro Giontella di Montecchio e Clelia Bacci. Ero quinto di sette figli. Tre ci consacrammo al Signore: Fidenzio, converso dei Servi di Maria (Fra Filippo); Celestina tra le Figlie della Carità (Sr. Agnese) e chi scrive tra i Missionari Vincenziani. Gli altri, tranne una, si accasarono onestamente. […] Mio padre, Giobbe, era d’animo semplice e pio. Era attaccato alla terra e al lavoro. Dalle prime ore del mattino alla sera passava la vita nei campi con la zappa o all’aratro. La domenica, vestito a festa, saliva invariabilmente al paese per la Messa. ‘Saliva’ perché eravamo mezzadri i poderi della famiglia Gradoli che sono nella zona sottostante al paese nel versante di Orvieto. […] Mia madre, Maria Agnese Ranieri, era una buona donna del popolo…» (1).
Come si vede, non si evincono influssi napoletani: forse Bouyer si riferiva ad ascendenti? O forse, semplicemente, quell’annotazione ‘napolitain’, non è intesa in senso geografico stretto, ma significa qualcosa di più? Oppure è un semplice errore?
«Je ne voudrais pas être trop dur pour les travaux de cette commission. Il s’y trouvait un certain nombre de savants authentiques et plus d’un pasteur averti et judicieux. Dans d’autre conditions, ils auraient pu accomplir un excellent travail. Malheuresement, d’une part, une fatale erreur de jugement plaça la direction théorique de ce comité entre les mains d’un homme généreux et courageux, mais peu instruit, le cardinal Lercaro. Il fut complètement incapable de résister aux manœuvres du scélérat doucereux qui ne tarda pas à se révéler en la personne du lazariste napolitain, aussi dépourvu de culture que de simple honnêteté, qu’était Bugnini» (2)
Per ora, ci si ferma qua. Le altre questioni non possiamo risolverle in pochi giorni e in poche righe (3).
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(1) «Liturgiae cultor et amator, servì la Chiesa». Memorie autobiografiche, G. Pasqualetti (ed.), Roma 2012, 25-26.
(2) L. Bouyer, Mémoires, Paris 2014, 197-198.
(3) Cf. https://sacramentumfuturi.wordpress.com/2014/09/21/l-bouyer-memorie-tutte-da-leggere-e-da-gustare-ma-con-attenzione/