L’ufficio delle Letture propone per il lunedì della quarta settimana la recitazione del salmo 72[73].
Fra le varie immagini che descrivono lo sgomento del giusto di fronte al dilagare prospero del male, nel versetto 22 si fa riferimento ad una generica bestia, a significare la difficoltà nel comprendere tale mistero. “Io ero stolto e non capivo, davanti a te stavo come una bestia”. Ma proprio quello “stare davanti” a Dio, anche se “come bestia”, apre poi il cuore alla novità di Dio. Anche se in modo non tanto adeguato, anzi talvolta “bestiale”, mettersi comunque alla presenza del Signore, permette a Dio di operare e di cambiare il nostro cuore. In questo senso potrebbe intendersi il senso della preghiera oraria e della sua “obbligatorietà”. A prescindere dalle sensazioni personali, dalla “voglia” o dal proprio “sentire”, la fedeltà al ciclo delle Ore di preghiera ci aiuta ad uscire dalla nostra autoreferenzialità, facendoci ritornare, così come siamo, con la nostra fatica e i nostri pesi, e talvolta con le nostre arrabbiature e resistenze, perfino con la nostra carnalità da animaletti, davanti a Dio. E questo guarisce poco a poco, ci placa e ci apre all’intimità con il Signore e con il suo sapiente consiglio. Se aspettassimo sempre il migliore contesto e l’ottimale disposizione interiore, la preghiera sarebbe certamente cosa rara! Al contrario, il cursus quotidiano di preghiera, che talvolta potrebbe sembrare oltremodo pesante e faticoso – e irrispettoso delle nostre personali sensazioni ed emozioni -, risulta ben più sapiente dei nostri pensieri.
Non si voleva però offrire personali considerazioni, quanto introdurre un’illuminatissima e personale attualizzazione del salmo, espressa da Benedetto XVI nel corso del viaggio apostolico nella sua Baviera, nel settembre del 2006. La bestia del salmo 72 non è più e solo il bue, lo “iumentum” da traino usato per arare i campi, ma pure l’orso di san Corbiniano, la singolare cavalcatura con cui il santo si presentò a Roma.
Un bestiario salmico che si apre dunque a nuove interpretazioni, e che rende assai gustosa la preghiera…
Ma ecco la meditazione del Papa:
Forse mi permettete di tornare in questa occasione su un pensiero che, nelle mie brevi memorie, ho sviluppato nel contesto della mia nomina ad Arcivescovo di Monaco e Frisinga. Dovevo divenire successore di san Corbiniano e lo sono diventato. Della sua leggenda mi ha affascinato fin dalla mia infanzia la storia, secondo la quale un orso avrebbe sbranato l’animale da sella del santo, durante il suo viaggio sulle Alpi. Corbiniano lo rimproverò duramente e, come punizione, gli mise sul dorso tutto il suo bagaglio affinché lo portasse fino a Roma. Così l’orso, caricato col fardello del santo, dovette camminare fino a Roma, e solo lì da Corbiniano fu lasciato libero di andarsene.
Quando, nel 1977, mi trovai davanti alla difficile scelta di accettare o no la nomina ad Arcivescovo di Monaco e Frisinga che mi avrebbe strappato alla mia consueta attività universitaria portandomi verso nuovi compiti e nuove responsabilità, riflettei molto. E proprio allora mi ricordai di questo orso e dell’interpretazione dei versetti 22 e 23 del Salmo 72 [73] che sant’Agostino, in una situazione molto simile alla mia nel contesto della sua ordinazione sacerdotale ed episcopale ha sviluppato e, in seguito, espresso nei suoi sermoni sui Salmi. In questo Salmo, il salmista si chiede perché spesso ai malvagi di questo mondo le cose vanno tanto bene e perché, invece, a molte persone buone le cose vanno così male. E allora il Salmista dice: ero stolto per come la pensavo; davanti a te stavo come una bestia, ma poi sono entrato nel santuario e ho compreso che proprio nelle mie difficoltà ero molto vicino a te e che tu eri sempre con me. Agostino, con amore, ha ripreso spesso questo Salmo e, vedendo nell’espressione “davanti a te stavo come una bestia” (iumentum in latino) un riferimento all’animale da tiro che allora veniva usato in Nordafrica per lavorare la terra, ha riconosciuto in questo “iumentum” se stesso come bestia da tiro di Dio, vi si è visto come uno che sta sotto il peso del suo incarico, la “sarcina episcopalis”. Aveva scelto la vita dell’uomo di studio e, come dice in seguito, Dio lo aveva chiamato a fare “l’animale da tiro”, il bravo bue che tira l’aratro nel campo di Dio, che fa il lavoro pesante, che gli viene assegnato. Ma poi riconosce: come l’animale da tiro è molto vicino al contadino, sotto la cui guida lavora, così io sono vicinissimo a Dio, perché così lo servo direttamente per l’edificazione del suo Regno, per la costruzione della Chiesa.
Sullo sfondo di questo pensiero del Vescovo di Ippona, l’orso di san Corbiniano mi incoraggia sempre di nuovo a compiere il mio servizio con gioia e fiducia – trent’anni fa come anche adesso nel mio nuovo incarico – dicendo giorno per giorno il mio “sì” a Dio: Sono divenuto per te come una bestia da soma, ma proprio così “io sono con te sempre” (Sal 72[73], 23). L’orso di san Corbiniano, a Roma, fu lasciato libero. Nel mio caso, il “Padrone” ha deciso diversamente.(www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/speeches/2006/september/documents/hf_ben-xvi_spe_20060909_speech-mariensaeule_it.html)