Dégnati, Signore,
di venire alla mia tomba,
e di lavarmi con le tue lacrime:
nei miei occhi inariditi
non ne dispongo tante
da poter detergere le mie colpe!
Se piangerai per me io sarò salvo.
Se sarò degno delle tue lacrime,
eliminerò il fetore di tutti i miei peccati.
Se meriterò
che tu pianga qualche istante per me,
mi chiamerai dalla tomba di questo corpo
e dirai: “Vieni fuori”,
perché i miei pensieri non restino
nello spazio angusto di questa carne,
ma escano incontro a Cristo, per vivere alla luce.
Perché non pensi alle opere delle tenebre
ma a quelle del giorno:
chi pensa al peccato cerca di rinchiudersi nella sua coscienza.
Signore, chiama dunque fuori il tuo servo:
pur stretto nei vincoli dei miei peccati,
con i piedi avvinti e le mani legate,
e pur sepolto ormai
nei miei pensieri e nelle opere morte,
alla tua voce io uscirò libero
e diventerò uno dei commensali al tuo convito.
La tua casa sarà pervasa di profumo,
se custodirai quello che ti sei degnato di redimere.
Ambrogio, La Penitenza, II,71
Utinam ergo ad hoc monumentum meum dignaris accedere, Domine Iesu, tuis me lacrimis laves, quoniam durioribus oculis non habeo tantas lacrimas, ut possim mea lavare delicta! Si inlacrimaveris pro me, salvus ero. Si dignus fuero lacrimis tuis faetorem abstergebo delictorum omnium. […] Voca ergo foras servum tuum. […] Et domus tua pretioso replebitur unguento, si , quem redimere dignatus es, custodieris.