Una mirabile rilettura gallo-ambrosiana.

Attingiamo da indiscutibili autorità conferme e spunti per il tema di fondo del nostro blog: la “continuità” fra Bibbia e Liturgia.

Lasciamo quindi per un attimo l’altro grande taglio delle nostre piccole incursioni, la continuità della riforma liturgica del Vaticano II con l’autentica tradizione. Ma tutto si tiene, perché la mirabile sintesi che riportiamo qui è opera di uno dei grandi maestri che di quella riforma furono protagonisti di primissimo piano. Senz’altro dire dunque, la parola al liturgista francese A. G. Martimort: presentando il metodo catechetico di sant’Ambrogio, un paragrafo ne evidenzia le basi bibliche. Un testo tutto da leggere, dal genio santambrosiano alla lucida sintesi di un “piccolo”, ma grandissimo, “gallo” (se non ricordo male, da qualcuno ho sentito una volta che in tal modo veniva scherzosamente chiamato Martimort, giocando sulla non altissima statura di questo liturgista di Tolosa)

 

I sacramenti trovano la loro significazione nella storia biblica.

Alcuni dei riti dell’iniziazione cristiana, sia sacramentali sia non sacramentali [..] ripetono i gesti stessi di Cristo. Così l’effeta […]. Lo stesso per la lavanda dei piedi dopo il battesimo, rito proprio della Chiesa milanese e di altre Chiese vicine, la cui significazione vien data dalla lettura del brano evangelico Gv 13. E sopra tutto l’Eucaristia, nella quale parole e gesti sono proprio quelli di Cristo. Inoltre alcune azioni di Cristo sono particolarmente commentate da sant’Ambrogio per spiegare il Battesimo e i suoi effetti: il battesimo di Gesù nel Giordano, la guarigione del paralitico di Bethsaida, la guarigione del cieco nato. E rileggendo oggi il commentario del Vescovo di Milano, ci possiamo chiedere se gli evangelisti non ci hanno voluto descrivere quegli eventi appositamente per illustrare la dottrina del sacramento del Battesimo.

Con i fatti e le immagini del Nuovo Testamento, si presentano numerose le immagini dell’Antico Testamento: lo Spirito di Dio che sopra le acque all’origine della creazione; la fecondità creatrice delle acque – le acque brulichino di esseri vivi, e nacquero esseri guizzanti; le acque del diluvio, la salvezza di Noè per il legno dell’arca e la colomba annunziatrice della pace; il re Melchisedech sacerdote dell’Altissimo che offrì pane e vino; il passaggio degli Ebrei attraverso il Mar Rosso; la colonna di nube “simbolo dello Spirito Santo”; le acque amare di Mara addolcite dal legno gettato da Mosè; la manna piovuta dal cielo; l’acqua che scaturisce dalla roccia toccata con la verga di Mosè; Naaman il lebbroso che per l’ordine di Eliseo si immerge nel Giordano e fu guarito; il ferro della scure caduto nell’acqua, che ritornò a galla quando Eliseo invocò il nome del Signore.

Nell’ascoltare tutta questa sequela di episodi biblici, saremmo tentati di pensare che si tratti dell’espressione del genio personale di Ambrogio, di un metodo originale riflettente la sua propria educazione letteraria, l’eredità di una scuola teologica particolare. Invece dobbiamo constatare che era il metodo universale della catechesi dei sacramenti, anzi che sant’Ambrogio l’ha ricevuto dalla tradizione: tranne qualche rara eccezione, tutti i “paradigmi” biblici adoperati da lui si leggevano già nel De baptismo di Tertulliano; li troviamo dipinti sui muri delle catacombe romane e alcuni anche nel battistero di Dura-Europos. Non solo, ma probabilmente esisteva già alla fine del IV secolo, sostanzialmente nel testo conservato sino a noi, la prex consacratoria dell’acqua della liturgia romana che presenta lo stesso affresco di storia biblica. Inoltre la maggior parte dei “tipi” sono già proposti dal Nuovo Testamento stesso, nelle Epistole di san Paolo, la Lettera agli Ebrei, le Epistole di Pietro, il Vangelo di san Giovanni.

Tutto questo ci insegna che dalla prima catechesi apostolica fin ad Ambrogio, vi è sempre stata la convinzione che i riti sacramentali, i segni istituiti da Gesù trovano la loro significazione nella Bibbia. Non sono segni convenzionali, arbitrariamente scelti; non basta neanche dire che sono segni naturali, profondamente inseriti nella psicologia umana. E’ vero che sono fino a un certo punto naturali, perché il Signore “sapeva che cosa vi è nell’uomo”; ma lo studio dei segni e dei simboli al livello delle scienze umane non potrebbe attingere al significato sacramentale: i sacramenti inseriscono l’uomo in una storia, la storia delle gesta di Dio nel suo popolo. Dio agisce sempre con le stesse meraviglie della sua misericordia, e perciò l’Antico Testamento è la pedagogia necessaria per capire l’opera di Cristo. Sant’Ambrogio dice nella sua espressione paradossale: “antiquiora sunt sacramenta Ecclesiae quam synagogae et praestantiora quam manna est”. [De mysteriis 44; cf. 49]

Orbene i neofiti ai quali si rivolge la catechesi santambrosiana non provengono dal giudaismo, ma dal paganesimo, quindi non sapevano niente affatto della Bibbia e della storia sacra prima di frequentare la Chiesa. Peggio ancora, ce ne sono, come Agostino, che provengono dalla setta manichea e che, pur avendo conosciuto qualche cosa dell’Antico Testamento, l’hanno rigettato sistematicamente. Come dunque è possibile che davanti a questi neofiti Ambrogio alluda a tanti episodi biblici, anzi faccia un commento dei testi più difficili dei salmi o del Cantico dei Cantici? E’ perché prima del battesimo hanno ricevuto un’intensa istruzione sulla storia della salvezza, con lunghe letture dei testi e il relativo commento; hanno partecipato a tutte le funzioni sacre della quaresima e, anche prima di essere competentes, hanno partecipato forse per più anni alla prima parte dell’assemblea domenicale, ascoltando le letture, il canto dei salmi, l’omelia del Vescovo. Lo stesso avviene ad esempio, nella Chiesa di Gerusalemme, lo attesta la pellegrina Egeria; e sembra che la maggior parte delle Chiese abbiano conservato, nel loro lezionario, i brani biblici quaresimali che corrispondono alla preparazione biblica dei catecumeni.

Non lasciamo perdere l’esempio di Ambrogio: certo il rigore esegetico sarà più esigente del suo, ma lo stesso principio d’intelligenza dei sacramenti cristiani dovrebbe illuminare la nostra catechesi: l’oggi della salvezza suppone la storia, storia di Cristo e storia del popolo eletto: le figure spiegano la realtà che esse precedevano e annunziavano, come insegna il Concilio Vaticano II. Bibbia e liturgia sono strettamente legate.

A.G. Martimort, «Attualità della catechesi sacramentale di sant’Ambrogio», in Mens concordet voci. Pour Mgr A.G. Martimort à l’occasion de ses 40 années d’enseignement et des 20 ans de la Constitution Sacrosanctum Concilium, Desclée, Paris 1983, 165-167.

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