Abbiamo già accennato all’importanza, nella fase di preparazione della Costituzione liturgica, della prima Sottocommissione, ossia di quel gruppo che cominciò a delineare l’impianto e le prime bozze readazionali di quello che sarebbe diventato il primo capitolo della Sacrosanctum Concilium.
anche: https://sacramentumfuturi.wordpress.com/2013/09/23/rivoluzionari/
A riguardo della composizione della sottocommisione, si può dire che era assai qualificata per qualità e per ambito: fra di essi vi erano studiosi importanti (quali Martimort e Jungmann, Onativia) ma anche pastori (il vescovo ausiliare di Cambrai, mons. Jenny e p. G. Bevilacqua, poi diventato Cardinale) e un abate, p. Cannizzaro. Ad alcuni di loro, storicamente, si deve il fatto che oltre ad esaminare questioni più “pratiche”, la Commissione Preparatoria si adoperò per redigere un capitolo più teologico, che fungesse da introduzione e da inquadramento generale per le questioni più concrete di studio e di riforma. Per quegli anni fu una vera novità, che alterò lo schema originario delle questioni assegnate alle Commissioni. Si deve ricordare, tuttavia, che alle singole Commissioni era riconosciuta la libertà di aggiungere altre questioni a quelle loro assegnate dalla Commissione Centrale. Novità dunque, ma non eccesso rivoluzionario o di rottura. Si era ben consci della questione e della delicatezza della materia. Dai documenti, dalle carte, e dalla storia che se ne può ricostruire, non si ha – almeno questa è la mia personale impressione – la percezione di uomini che consideravano se stessi rivoluzionari o artefici a tavolino di una nuova liturgia, a cui finalmente era stato assegnato il compito di pronunciare sentenze definitive. L’impressione è di trovarsi davanti a uomini di fede, fedeli alla Chiesa, equilibrati nella ferma asserzione della verità e pronti, comunque, a rimanere soggetti all’Autorità.
Nell’apprestarsi a redigere la relazione loro affidata, uno dei membri della Sottocommissione così scriveva, fra il dicembre 1960 e il febbraio 1961:
«Adnotationes et Schemata a p. Bevilacqua proposita
I. ALTIORA PRINCIPIA EXPONENTUR DE MOMENTO SACRAE LITURGIAE IN VITA ECCLESIAE
I. Ogni riforma della Sacra Liturgia, per riuscire veramente ricostruttrice, deve partire da alcuni principi:
a) essenziali: cioè costitutivi del suo primo nucleo centrale.
b) sicuri: cioè fondati sulla parola di Dio, la tradizione, il magistero ecclesiastico.
c) organici: cioè atti a ricondurre l’ingente massa dei particolari rituali al senso e sotto la direzione del tutto liturgico.
d) semplici ed evidenti: perché solo la semplicità e l’evidenza spingono a tradurre in vita vissuta il pensiero.
II. Alla luce di tali principi, potrà apparire nitidamente:
a) la rigorosa connessione di tra liturgia e verità, realtà, virtualità del Cristianesimo stesso, per cui ogni sostanziale deformazione liturgica finisce per risolversi in deformazione dogmatica.
b) ciò che nella liturgia è essenziale ed accessorio, quindi riformabile e non riformabile.
c) ciò che è logico sviluppo e progresso vitale liturgico e ciò che ne è deviazione, superstruttura di epoche, di gruppi, di singoli.
d) ciò che costituisce il volto autentico della liturgia da ciò che ne fu deformazione disgregatrice (liturgia considerata come immobilismo – letteralismo rubricistico – archeologia –fasto cortigiano – dissociazione del soggettivo dall’oggettivo)»: Archivio Segreto Vaticano, Conc. Vat. II, busta 1357.
Alcune note.
La prima, di carattere filologico: Bevilacqua parla di “virtualità” del cristianesimo non nel senso inteso ai nostri giorni, attinente alla realtà virtuale, quanto nel senso più etimologico di potenzialità.
La seconda: a quanto pare si era ben consci della delicatezza dell’opera cui ci si accingeva; sapevano che toccare la liturgia era toccare una realtà organica e complessa con ricadute in ogni ambito della vita della chiesa (“ogni sostanziale deformazione liturgica finisce per risolversi in deformazione dogmatica”).
In attesa di poter documentare con più dovizia di particolari il lavoro della Sottocommissione, ci pareva interessante offrire questo piccolo spaccato “metodologico”, per ribadire la nostra impressione. Non erano uomini, come talvolta li si dipinge, assillati da pruriti di novità, artigiani di esperimenti sconsiderati! Paiono uomini colti e saggi, osservatori prudenti e coraggiosi investigatori.
Uomini, come tutti, certamente fallibili. Come chi scrive. Ma animati, così pare, da un sincero desiderio di servire la Chiesa e il bene dei fedeli.
Grazie di aver riportato questo contributo di padre Giulio Bevilacqua, che frequentandolo quando era semplice parroco, mi ha permesso di comprendere, pur nei miei limiti di laico, l’essenza profonda della Liturgia.
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Grazie a Lei per la sua testimonianza. Vorrebbe scrivere qualcosa dei suoi ricordi personali su padre Bevilacqua? Potrebbe essere simpatico e interessante aggiungere una nota personale. Se sì, le chiederei poi il permesso di pubblicarla come post del blog, o come allegato.
Grazie di nuovo.
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Grazie D. Marco per i tuoi contributti che arichiscono la nostra conoscenza della liturgia. Siamo lontani dalla Urbe e per questo il tuo blog é piú prezioso. Dalla lontana terra di papa Francesco.
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