Benedetta continuità: dall’Imitazione di Cristo alla Verbum Domini

Riportiamo alcuni testi, di generi letterari diversi e di diversi tempi. Da cogliere è la soprendete continuità, che speriamo nessuno possa mettere in discussione. Un significativo esempio della forza dinamica della tradizione, su cui questo blog si vorrebbe edificare.

1)        “In verità, due cose sento come massimamente necessarie per me, quaggiù; senza di esse questa vita di miserie mi sarebbe insopportabile. Trattenuto nel cadavere di questo corpo, di due cose riconosco di avere bisogno, cioè di alimento e di luce. E a me, che sono tanto debole, tu hai dato appunto come cibo il tuo santo Corpo, e come lume hai posto dinanzi ai miei piedi ‘la tua parola’ (Sal 118, 105). Poichè la parola di Dio è luce nell’anima e il tuo Sacramento è pane di vita, non potrei vivere santamente se mi mancassero queste due cose. Le quali potrebbero essere intese come le ‘due mense’ (Ez 40,40), poste da una parte e dall’altra nel prezioso tempio della santa Chiesa; una, la mensa del sacro altare, con il pane santo, il prezioso corpo di Cristo; l’altra, la mensa della legge di Dio, compendio della santa dottrina, maestra di fede, e sicura guida, al di là del velo del tempio, al sancta sanctorum (Eb 6,19; 9,3)”: Imitazione di Cristo,  IV, 11,2.

2)      Come si sa, Giovanni XXIII [che, per inciso, teneva sempre sul comodino a fianco del suo letto una copia dell’Imitazione di Cristo] volle che l’assise conciliare fosse preceduta da una vasta gamma di consultazione e di studio. A tal fine, oltre alla consultazione dell’episcopato mondiale, si chiese ai Dicasteri della Curia Romana e al mondo accademico cattolico di fornire questioni e argomenti da trattare nel prossimo Concilio. Fra i tanti contributi, spicca quello curato dai professori del Pontificio Istituto Biblico, che riproduciamo preceduto da una nostra traduzione.

«Si desidera che: dal Concilio sia ripresa la dottrina della tradizione riguardo all’efficacia che la parola di Dio contenuta nei libri sacri possiede per la santificazione dei cristiani.

Spiegazione del voto: Nella Sacra Scrittura questa dottrina si trova spesso, in particolare presso gli autori del Nuovo Testamento: “La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio” (Hebr. 4,12); la parola di Dio “opera in voi credenti” (1 Thess. 2,13); “la Parola che è stata piantata in voi e può portarvi alla salvezza” (Iac. 1,21). Certamente, in tutti questi testi non si tratta direttamente della parola di Dio scritta; ma lo stesso S. Paolo ci ammonisce ad attribuire lo stesso valore alla parola che lui predicava e a quella nelle sue lettere. (2 Thess. 2,15; 3,14). Del resto, riguardo allo stesso testo della S. Scrittura aggiunge l’Apostolo: “Tutta la Scrittura, ispirata da Dio, è anche utile per insegnare, convincere, correggere ed educare nella giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona” (2Tim. 3,16-17). Nella tradizione della Chiesa la medesima dottrina era frequente fino al Concilio Tridentino. A causa della sua singolare efficacia nell’ordine della salvezza la parola di Dio spesso è paragonata con la Santissima Eucarestia, ad es. nel libro dell’Imitazione di Cristo: “Poichè la parola di Dio è luce nell’anima e il tuo Sacramento è pane di vita, non potrei vivere santamente se mi mancassero queste due cose. Le quali potrebbero essere intese come le ‘due mense’, poste da una parte e dall’altra nel prezioso tempio della santa Chiesa; una, la mensa del sacro altare, con il pane santo, il prezioso corpo di Cristo; l’altra, la mensa della legge di Dio, compendio della santa dottrina” (IV,11,2). Similmente la sacra Liturgia inculca al sacerdote, che celebra la messa, che la lettura del Vangelo ha una virtù propria: “per evangelica dicta deleantur nostra delicta”. E infatti i recenti SS. Pontefici hanno recuperato la medesima dottrina nelle loro lettere encicliche sulla S. Scrittura, ad es. Leone XIII, che ha parlato “di quella virtù con la quale ha efficacia la parola divina”; oppure Benedetto XV, che dice che il sermone del sacerdote «non ha nessuna efficacia per trafiggere gli animi se non prende forma dalla Sacra Scrittura e da essa non prende la sua virtù e la sua forza» (ib. 484, comp. 488). Negli ultimi secoli, a causa della controversia contro i Protestanti, questa dottrina presso i cattolici è finita quasi in oblio e nelle scuole teologiche è per lo più trascurata. Soltanto negli ultimissi tempi i teologi cattolici di nuovo trattano spesso di questo, ed esprimono il desiderio che sia sviluppato ciò che da loro viene chiamato “teologia della parolaˮ. E quindi si spera che dal Concilio sia ripresa questa dottrina tradizionale, cioè la virtù salvifica e l’efficacia di santificazione che possiedono sia i sacramenti sia, anche, a modo proprio, la parola di Dio accolta con fede. La ragione di questa speciale efficacia della Sacra Scrittura è che non solo in essa è contenuta la rivelazione, ma che tale rivelazione è espressa in parole ispirate da Dio stesso, la qual cosa non si può dire delle parole che si usano nella tradizione ecclesiastica..»

  «§ III. De efficacitate verbi Dei.

In votis est: ut a Concilio resumatur doctrina traditionis de efficacitate quam ad sanctificationem christianorum possidet verbum Dei in sacris libris contentum.

Explicatio voti: In Sacra Scriptura haec doctrina saepius invenitur, praesertim apud auctores Novi Testamenti: “Vivus est enim sermo Dei, et efficax, et penetrabilior omni gladio ancipiti” (Hebr. 4,12); verbum Dei “operatur in vobis qui credidistis” (1 Thess. 2,13); “insitum verbum, quod potest salvare animas vestras” (Iac. 1,21). Sane, in omnibus his textibus non agitur directe de verbo Dei scripto; at ipse S. Paulus nos admonet eumdem valorem esse tribuendum verbo quod praedicabat et epistolis suis (2 Thess. 2,15; 3,14). Ceteroquin, de ipso textu S. Scripturae addit Apostolus: “Omni Scriptura, divinitus inspirata, utilis est ad docendum… ut perfectus sit homo Dei ad omne opus bonum instructus (2Tim. 3,16-17). In traditione Ecclesiae eadem doctrina frequens erat usque ad Concilium Tridentinum. Propter singularem suam efficacitatem in ordine salutis verbum Dei saepe comparabitur Sanctissime Eucharistiae, v. gr. in libro Imitationis Christi: “Sine his duobus vivere non possem: nam verbum Dei, lux animae est; et Sacramentum tuum panis vitae. Haec possunt etiam dici mensae duae, hinc et hinc, in gazophylacio sanctae Ecclesiae positae. Una mens est sacris altaris, habens panem sanctum..; altera est divinae legis, continens doctrinam sanctam.” (IV,11,4) Sacra Liturgia similiter inculcat sacerdoti, missam celebranti, lectionem Evangelii propriam virtutem habere: “per evangelica dicta deleantur nostra delicta”. Denique, recentes SS. Pontifices eamdem doctrinam resumpserunt in suis litteris Encyclicis de S. Scriptura, v. g. Leo XIII, qui loquitur «de illa qua divinus sermo pollet virtute» (Ench. Bibl., 87); vel Benedictus XV, qui dicit sermonem sacerdotis nihil habere «ad effingendos animos efficacitatis nisi a Sacra Scriptura informetur ab eaque vim suam ac robur mutuetur.» (ib. 484, comp. 488). Ultimis saeculis, propter controversiam contra Protestantes, haec doctrina apud catholicos quasi oblivioni mandata est et in scholis theologicis plerumque neglecta. Recentissimis tantum temporibus theologi cattolici rursus saepe de hoc agunt, desiderium exprimentes ut evolvatur magis id quod ad ipsis vocatur “theologia verbi”. Proinde optatur ut a Concilio resumatur haec doctrina traditionis, scilicet virtutem salutarem et efficacitatem sanctificationem possedere tum sacramenta tum etiam, suo modo, verbum Dei quod fide suscipitur. Ratio huius specialis efficacitatis Sacrae Scripturae est quod non tantum revelatio in ipsa continetur, sed quod exprimitur verbis ab ipso Deo inspiratis, quod dici nequit de verbis quae usurpantur in traditione ecclesiastica. Illam virtutem peculiarem habet Sacra Scriptura non solummodo quando praedicatur et explicatur fidelibus in concionibus, sed etiam quandocumque adhibetur legitime in Ecclesia, in usu sive publico sive privato (v. g. in pia lectione vel meditatione Librorum Sacrorum)»: Acta et Documenta Concilio Oecumenico Vaticano II apparando, Studia et Vota universitatum et facultatum ecclesiasticarum et catholicarum, Pars I, Universitates et Facultates in Urbe, 1, Typis Poliglottis Vaticanis, Città del Vaticano 1961, 127-128.

3)    “La chiesa ha sempre venerato le divine Scritture come ha fatto per il corpo stesso del Signore, non tralasciando mai, soprattutto nella sacra liturgia, di nutrirsi del pane vita prendendolo dalla mensa sia della parola di Dio sia del corpo di Cristo, e di porgerlo ai fedeli. […] nella parola di Dio poi è contenuta una cosi grande efficacia e potenza, da costituire per la chiesa sostegno e vigore, e per i figli della chiesa saldezza della fede, cibo dell’anima, sorgente pura e perenne della vita spirituale. Perciò si applicano in modo eccellente alla sacra Scrittura le affermazioni: ‘La parola di Dio è viva ed efficace’ (Eb 4,12), ‘ha il potere di edificare e di concedere l’eredità con tutti i santificati’ (At 20,32; cf. 1Ts 2,13)” Costituzione conciliare sulla Divina Rivelazione Dei Verbum, 21. [ http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19651118_dei-verbum_it.html ]

4)    “Prima di tutto è necessario riflettere sull’unitò intrinseca del rito della santa Messa. Bisogna evitare che, sia nelle catechesi che nella modalità di celebrazione, si dia adito ad una visione giustapposta delle due parti del rito [cf. ad es. il post precedente https://sacramentumfuturi.wordpress.com/2013/09/08/liturgia-della-parola-o-servizio-divino-dellistruzione/%5D. Liturgia della Parola e liturgia eucaristica – oltre ai riti di introduzione e di conclusione – ‘sono così strettamente congiunti tra loro da formare un unico atto di culto’ (OGMR, 28). Infatti, esiste un legame intrinseco tra la Parola di Dio e l’Eucaristia. Ascoltando la Parola di Dio nasce o si rafforza la fede (cfr. Rom 10,17); nell’Eucaristia il Verbo fatto carne si dà a noi come cibo spirituale. Così ‘dalle due mense della Parola di Dio e del Corpo di Cristo la Chiesa riceve ed offre ai fedeli il Pane di vita‘. Pertanto si deve tener presente che la Parola di Dio, dalla Chiesa letta e annunziata nella liturgia, conduce all’Eucaristia come al suo fine connaturale”: Benedetto XVI, Esortazione apostolica postsinodale Sacramentum Caritatis, 44. [ http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/apost_exhortations/documents/hf_ben-xvi_exh_20070222_sacramentum-caritatis_it.html ]

5)    “E’ quanto mai opportuno approfondire il legame tra Parola e Sacramento, sia nell’azione pastorale della Chiesa che nella ricerca teologica. Certamente la liturgia della Parola è un elemento decisivo nella celebrazione di ciascun sacramento della Chiesa; tuttavia nella prassi pastorale non sempre i fedeli sono consapevoli di questo legame e colgono l’unità tra il gesto e la parola. […] nella relazione tra Parola e gesto sacramentale si mostra in forma liturgica l’agire proprio di Dio nella storia mediante il carattere performativo della Parola stessa. [….] l’intima unità fra Parola ed Eucaristia è radicata nella testimonianza scritturistica, attestata dai Padri della chiesa e riaffermata dal Concilio Vaticano II: Benedetto XVI, Esortazione apostolica postsinodale Verbum Domini, 53-54. [ http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/apost_exhortations/documents/hf_ben-xvi_exh_20100930_verbum-domini_it.html ]

Per finire, riprendiamo le ultime parole del documento preparato dai professori dell’Istituto Biblico:

Negli ultimi secoli, a causa della controversia contro i Protestanti, questa dottrina presso i cattolici è finita quasi in oblio e nelle scuole teologiche è per lo più trascurata. Soltanto negli ultimissi tempi i teologi cattolici di nuovo trattano spesso di questo, ed esprimono il desiderio che sia sviluppato ciò che da loro viene chiamato “teologia della parolaˮ. E quindi si spera che dal Concilio sia ripresa questa dottrina tradizionale, cioè la virtù salvifica e l’efficacia di santificazione che possiedono sia i sacramenti sia, anche, a modo proprio, la parola di Dio accolta con fede. La ragione di questa speciale efficacia della Sacra Scrittura è che non solo in essa è contenuta la rivelazione, ma che tale rivelazione è espressa in parole ispirate da Dio stesso, la qual cosa non si può dire delle parole che si usano nella tradizione ecclesiastica..”

3 pensieri su “Benedetta continuità: dall’Imitazione di Cristo alla Verbum Domini

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